la questione iran – usa, vista dagli italiani

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25 gennaio 2020

COSA E’ SUCCESSO: Il presidente statunitense Trump ha dato l’ordine di uccidere con un drone militare Qasem Soleimani, il capo della cosiddetta “Brigata Santa” iraniana. Questo movimento ha come sua principale occupazione quella di diffondere con ogni mezzo gli insegnamenti dell’Islam sciita, portati ad un livello estremista, al di fuori della Repubblica Islamica (quest’ultima è una forma di governo presente in Iran, Pakistan, Afghanistan e Mauritania).

Soleimani non è un personaggio facile da definire. Si trova in una zona grigia, compresa tra l’aver ucciso – indirettamente e non – centinaia di manifestanti (anche donne, fatto incredibile per l’Iran) contro il governo islamico iraniano, l’aver sparato sui Curdi che si ribellavano, e altre cose di tal genere da un lato, e l’aver combattuto contro l’Isis e l’essersi presentato come un nemico dell’imperialismo targato USA dall’altro.
Attraverso questo atto, da molti osservatori internazionali giudicato sconsiderato, Trump ha voluto lanciare un forte segnale all’Iran, e la notizia ha destabilizzato il mondo: si potrebbe rischiare infatti, nel peggiore dei casi, nientemeno che una terza guerra mondiale, poiché l’Iran ha già giurato vendetta. Questo stato ormai non rispetterà più l’accordo del 2015 sulla limitazione del proprio programma nucleare, mentre l’Iraq (a maggioranza sciita) ha già approvato la richiesta di ritiro dal Paese delle truppe americane e della coalizione internazionale per la lotta all’Isis: l’Iran è dunque – almeno, così hanno sbandierato i suoi capi – pronto alla guerra. Probabilmente, però, il conflitto si limiterà all’area mediorientale, e diventerà una sorta di Guerra del Golfo (per chi non lo sapesse, si tratta del conflitto che oppose l’Iraq ad una coalizione composta da 35 stati, formatasi sotto l’insegna dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità dell’emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso e annesso dall’Iraq. Ovviamente per motivi economici.).
Ma quali saranno le conseguenze di tutto ciò per l’Europa? L’Unione Europea si sta attivando per cercare di giocare un ruolo di mediazione tra Iran e Stati Uniti, principalmente attraverso un’opera diplomatica, che mirerà a scongiurare il più possibile un conflitto diretto tra le due nazioni, e al contempo resuscitare l’accordo sul nucleare già citato in precedenza. In breve, l’UE sembra essere spaccata in due, tra una parte che appoggia Teheran e un’altra che lo condanna. Per quanto riguarda l’Italia, tutto dipenderà dalle decisioni della Nato, ma conoscendo le attuali politiche statunitensi, l’Italia potrebbe addirittura essere forzata ad entrare in guerra.
Guardando in casa nostra, come è stata recepita dalla nostra classe politica la notizia dell’uccisione di Soleimani e del relativo rischio di un conflitto USA- Iran?
C’è chi si è schierato senza esitazioni con il nostro alleato americano, primo tra tutti Matteo Salvini, che, attraverso un post su Instagram, ha manifestato una volta di più la propria approvazione per le politiche di Trump: “Donne e uomini liberi devono ringraziare il presidente Donald Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà”.
Come si sa, la figura dell’attuale presidente degli Stati Uniti è molto discussa, nella sua patria e fuori, e spesso le sue scelte politiche spaccano nettamente in due l’opinione pubblica; anche in questo caso, non è mancato chi ha sottolineato che il presidente Trump avrebbe compiuto questa sconsiderata manovra con il puro fine di occultare, agli occhi degli elettori americani – molti dei queli redneck facilmente condizionabili – il suo declino politico dovuto al proprio impeachment (la messa in stato d’accusa, in questo caso del presidente stesso, da parte di Camera dei Rappresentanti e Presidente della Corte Suprema). Secondo l’intelligence Usa, Soleimani stava preparando degli attentati contro obiettivi americani in risposta all’uccisione di miliziani filoiraniani nei raid dei droni Usa. A credere a questi rapporti, secondo i sondaggi, è il 43% degli americani, mentre la restante parte è dell’idea che essa sia un’operazione per distogliere l’attenzione popolare dai problemi di Trump.
Salvini dunque, come dicevamo, ha appoggiato anche in questa occasione l’operato di Trump, da lui considerato uno strenuo difensore dei valori dell’Occidente, mentre secondo altri il presidente USA, pur di mantenere l’immagine topica dell’”uomo forte” e pur di tenersi la poltrona, rischia di fare scoppiare una guerra di dimensioni drastiche. A questo proposito, voglio suggerire uno spunto di riflessione. Se si scatenasse realmente una nuova guerra in Medio Oriente, essa provocherebbe un fenomeno in particolare: costringerebbe milioni di rifugiati alla fuga dai propri Paesi natali, li costringerebbe a scappare verso l’Italia e verso l’Europa. Ora, ricordiamo che Salvini ha costruito in buona parte il proprio consenso mediatico sul respingimento dei migranti, sullo slogan “porti chiusi”. In questa eventualità di guerra, e conseguente ondata migratoria, Salvini (e altri con lui) avrebbero un’occasione in più per poter gridare all’invasione e guadagnare ancor più consenso.
Ovviamente molti altri politici hanno commentato la notizia dell’uccisione di Soleimani. Ricordiamo, tra coloro che hanno espresso una posizione diametralmente opposta rispetto a quella di Salvini, l’opinione di Rizzo (segretario del Partito Comunista), che ha comunicato di appoggiare pienamente l’Iran. Come ho già detto, se da un lato è vero che negli ultimi anni Soleimani ha dedicato una parte della propria vita alla lotta contro l’Isis, non dobbiamo dimenticare che egli è certamente stato anche un tiranno che arrivò a sopprimere molte popolazioni in rivolta: un personaggio spaventoso, sicuramente impossibile da elogiare. Anche a proposito della posizione espressa da Rizzo, ci viene dunque da domandarci se il segretario del PCI non stia semplicemente tentando in questo modo di aumentare la propria popolarità (di sicuro attualmente bassissima) tra gli indie che vogliono sentirsi critici e alternativi, oppure tra i nostalgici delle antiche formazioni comuniste.

Pietro Locci