diario del vento

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31 marzo 2021

Caro diario,

finalmente è arrivata la primavera: le giornate si allungano, il sole ci abbraccia con i suoi raggi e il vento ci culla, trasportandoci verso luoghi inesplorati. È spettacolare che, nonostante sia invisibile, lo si percepisca sulla pelle e lo si senta sibilare e sussurrare. È una forza imponente, vita ed energia pura. Forse è proprio per questo che già ai tempi dei Greci, e poi dei Romani, era identificato come un dio, Eolo, che poteva liberare Austro, Borea, Euro, Zefiro e Noto, a seconda dei vari territori. Il vento era cioè personificato in un uomo alato. Le sue rappresentazioni sono numerose ad esempio nei vasi greci.

Anche durante il Rinascimento, il vento è una figura intera: con la Nascita di Venere (1485) di Botticelli Zefiro e la brezza Aura soffiano sulla dea perché possa arrivare alla riva di Cipro. I lunghi capelli di lei sono scompigliati dal vento e il mantello sulla destra è rigonfio, ma la sensazione che il celebre artista trasmette non è la presenza di tale corrente d’aria: tutto sembra essere immobile.

Il vento inteso unicamente come fenomeno naturale è stato interesse solamente di Leonardo da Vinci, che ha cercato di rappresentarlo senza personificazioni. Nei suoi schizzi, le piante si piegano, le raffiche si avvolgono in turbini e le linee suggeriscono il movimento dell’aria, a differenza della quasi contemporanea opera di Botticelli.

Dopo poco più di tre secoli, Jacques-Louis David si è servito del vento per accrescere l’eleganza e la solennità di Napoleone a cavallo.

La passione di Leonardo per i fenomeni naturali nella loro immensità e forza è stata poi riscoperta nell’Ottocento, con i romantici paesaggi tempestosi. Notevoli esempi sono rappresentati in paesaggi marini, dove il vento si scatena più impetuoso e maestoso.

Dalla seconda metà dello stesso secolo, il vento è stato associato all’immagine degli alberi completamente piegati dalle raffiche, diventando per la prima volta il vero protagonista dell’opera d’arte.

Negli ambienti cittadini, come la Parigi ottocentesca di fine secolo, un tema ricorrente sempre legato allo spostamento di masse d’aria è rappresentato dalla donna con le vesti gonfie d’aria.

È stato un motivo talmente trattato da diventare una nuova personificazione del vento, come è accaduto con la splendida Borea del preraffaellita John William Waterhouse (1902).

Persone nelle strade ventose e biancheria e drappi svolazzanti sono stati soggetti tipici anche della fotografia.

Ed è così che l’arte è in grado di raccontare le piccole cose ordinarie, quelle che non si vedono e che sfuggono inarrestabili tra le dita, come il vento. L’arte è capace di trasformare un qualcosa di semplice come la primavera in perfezione.

Giobre