Nel giorno del 25 novembre è ormai tradizione celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Si affronta questo tema nelle scuole, sui più importanti canali televisivi e in ogni articolo di giornale; ma, nonostante ciò, conoscere l’origine di questa usanza non è scontato.
Perché celebriamo questa giornata? Perché è stata scelta come data proprio il 25 novembre?
La storia di questa importante giornata risale all’anno 1960, nella Repubblica Dominicana, uno stato situato nell’America centrale.
Il Paese stava attraversando un periodo difficile, sotto la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo, chiamato El Jefe (il capo), il quale con un colpo di stato aveva preso il potere nel 1930. La libertà era molto limitata, soprattutto per il genere femminile, al quale venivano imposti molti divieti e regole.
Nel corso della dittatura molte attiviste si fecero avanti e lottarono per l’indipendenza femminile; tra le più importanti ci sono le sorelle Mirabal, Maria Teresa, Minerva e Patria, le quali hanno combattuto per i loro ideali fino alla morte.
Le tre donne, aiutate dai loro mariti, fondarono un gruppo politico clandestino anti-trulljista detto “Movimento 14 giugno”, nel quale si facevano chiamare in codice “Mariposas” (farfalle); esso si espanse in tutto il Paese e permise alle sorelle di guidare le lotte contro la dittatura.
Sfortunatamente, nel gennaio del 1960 la polizia segreta del dittatore scoprì l’identità del movimento e dei suoi membri, incarcerandone una buona parte.
Anche le sorelle Mirabal furono punite, condotte ai lavori forzati per cinque anni e separate dai loro mariti, incarcerati e torturati fino alla morte.
In particolare colpisce la storia di Minerva, che dovette subire abusi e molestie da parte del dittatore, il quale si era infatuato di lei.
La tragica fine delle tre sorelle Mirabal avvenne il 25 novembre del 1960. Esse infatti vennero fermate da ufficiali di Trujillo mentre andavano a visitare i loro mariti in carcere, vennero prima violentate e torturate e poi uccise brutalmente. I loro corpi vennero poi caricati sul veicolo dove viaggiavano e questo fu gettato in un dirupo, per simulare un incidente.
Le prove, però, erano troppo evidenti, e per questo Trujillo fu dichiarato colpevole e l’anno successivo, con questa accusa, ebbe fine anche il suo regime.
Nel primo incontro femminista latinoamericano, che si svolse nel 1981 a Bogotà, si decise di celebrare il 25 novembre come Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in memoria delle sorelle Mirabal.
Dando uno sguardo all’attualità, la cantante italiana Fiorella Mannoia ha scritto una canzone intitolata “Mariposa” che tratta questo tema, e si riferisce proprio alla storia de “Las Mariposas” e di tutte le altre donne che si sono battute e continuano a battersi per la propria libertà.
Nonostante le celebrazioni, le commemorazioni e le manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento, ancora oggi sono tantissime le donne che subiscono tali violenze.
Dal primo gennaio al 22 novembre 2024 in Italia sono state uccise quasi 100 donne.
Tra queste la maggioranza sono giovani ragazze che per un motivo o per un altro si sono ritrovate in condizioni complicate, dalle quali non hanno trovato una via d’uscita.
L’omicidio più conosciuto, tra quelli avvenuti di recente in Italia, è quello di Giulia Cecchettin, una ragazza di soli 22 anni uccisa dall’ex fidanzato l’11 novembre 2023.
Questo avvenimento è stato come una secchiata d’acqua gelida in faccia non solo per i genitori, ma per chiunque ne venne a conoscenza.
Come può l’amore trasformarsi in odio, dolore, sangue così velocemente?
Come si può arrivare ad uccidere una ragazza a causa dell’amore?
Sono tante le domande che ci si pone, ma a cui dare risposta è quasi impossibile.
Giulia incarna solo una delle situazioni che tante altre ragazze vivono ogni giorno.
Vivono in silenzio, nell’ombra, di nascosto dai parenti per la paura di fare la stessa fine di Giulia.
Trovarsi in una situazione del genere è come trovarsi all’interno di un labirinto: puoi provare ad uscire, ma non saprai mai se la strada che stai percorrendo sia quella giusta, quella che porta verso l’esterno.
Puoi arrivare alla fine della strada convinta di aver trovato la libertà, quando ti accorgi di essere davanti ad un vicolo cieco.
Allora stai davanti a quel vicolo e attendi.
Attendi e speri che prima o poi una strada si apra, quasi per miracolo, davanti a te, o che qualcuno ti indichi la via d’uscita.
Per concludere, ecco la poesia che il padre di Giulia ha letto al funerale della figlia:
“Il vero amore non è né fisico né romantico
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…”
Agnese Pizzagalli e Chiara Longoni
(1BLS)