Sabato 25 maggio 2024, Pala Bachelet. Classi quarte dell’istituto. Abbiamo assistito a una delle più commoventi e toccanti conferenze di tutto l’anno. Una conferenza che rimane impressa nella memoria collettiva e che difficilmente verrà dimenticata.
L’incontro è stato tenuto dalla dottoressa Pupino, psicologa della scuola, che, insieme ad Alessia, ragazza della nostra età, ha parlato di un tema molto forte e impattante, quello dei DCA (disturbi del comportamento alimentare).
Cosa sono i DCA? La dottoressa ci ha inizialmente introdotto a questo importante tema, dandoci la definizione di “disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”: sono associati ad un’alterazione della percezione corporea e del controllo del proprio peso e delle forme, e danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico di chi ne soffre. Ed è purtroppo un problema comune, diffuso nella società contemporanea e soprattutto nei giovani, tanto che il valore percentuale di persone che ne soffrono è aumentato in Italia di circa il 30% dopo il periodo del Covid, arrivando a quasi quattro milioni di persone in totale. All’anno si contano all’incirca quattromila decessi.
Ma come sensibilizzare la società su questo tema? È stata istituita una giornata rappresentativa, il 15 marzo, detta anche “giornata del fiocchetto lilla”, proprio per il simbolo che ne diventa portavoce. In questa giornata, i social e i telegiornali si dipingono di lilla. Per quanto riguarda, invece, i dispositivi o le applicazioni che non forniscono l’emoji del fiocchetto lilla, come Tik Tok, saranno un cuore viola, simbolo di amore, e un fiocchetto giallo a rappresentarla.

Quello che poi ci ha fatto vedere la dottoressa Pupino è stato uno spezzone tratto dal film del 2017 “Fino all’osso” di Marti Noxon. Questa rappresentazione cinematografica mette in evidenza il tema dell’anoressia durante tutto il corso del film. Ellen, la protagonista, è una ventenne ribelle, da tempo malata per una grave forma di anoressia. Ha trascorso la parte migliore della sua adolescenza entrando e uscendo da numerosi programmi di recupero, solo per ritrovarsi ogni volta con diversi chili in meno. Determinata a trovare una soluzione, la sua famiglia accetta di mandarla in una casa-famiglia guidata da un medico non tradizionale. Lo spezzone di film che ci ha proposto la psicologa è stato molto significativo e toccante dal punto di vista emotivo e ci è stato mostrato per introdurci al racconto di una ragazza che ha accettato di raccontarci la sua storia, Alessia. Ed è proprio questo film che Alessia ha fatto vedere al padre, perché per lei le immagini contavano più di mille parole. È stato proprio attraverso quelle immagini, che facevano da specchio alla sua stessa situazione, che il padre ha compreso.
Alessia è una ragazza della nostra età, quasi diciannovenne, che ha vissuto durante le medie un periodo difficile della sua vita che l’ha portata a compiere scelte che l’avrebbero segnata per tutta la vita. La sua storia inizia al secondo anno di scuola media, quando, a causa di motivi sportivi, iniziò a ridurre drasticamente pranzi e cene. Praticava ginnastica ritmica; era un ambiente tossico per lei. Non solo classifiche scritte in base al peso “come se la prima di quella lista dovesse ricevere un premio”, ma anche body creati appositamente in taglie più piccole, per “abituarle ad una misura perfetta”. La situazione poi peggiorò con l’arrivo del Covid e la morte di suo nonno. Da quel momento, cominciò a contare le calorie che ingeriva e questo la portò a ridurre sempre più i suoi pasti fino a quando, un giorno a scuola, svenne e fu portata d’urgenza in ospedale, al San Gerardo di Monza. Dopo un breve periodo, la situazione cambiò ancora, perché il suo cuore non funzionava più come prima, e qui iniziò il suo periodo più difficile. La paura, infatti, per la bocciatura scolastica prevalse sulle altre emozioni e, proprio per questo, fu ricoverata nuovamente; un ricovero però diverso da tutti gli altri, un ricovero in cui lei non poteva vedere nessuno, nemmeno i suoi genitori. Questa situazione le ha permesso di pensare molto a sé stessa, di pensare al suo futuro una volta finito il liceo. Grazie, in particolare, ad uno psichiatra con il quale si è scontrata più volte, è riuscita a capire molte cose sulla sua vita, a capire che lei davvero valeva qualcosa, che poteva farcela. Arrivò così dopo un lungo periodo di tempo la consapevolezza che il problema non era davvero il cibo, ma lei stessa. In seguito a ciò, decise che lei doveva far vedere agli altri, al mondo, chi fosse realmente, chi era davvero Alessia. È stato l’inizio di un lento cammino di ripresa, risalendo faticosamente la china, passo dopo passo, dopo aver toccato il fondo. Alla domanda “oggi puoi dire di essere guarita, di esserne fuori?”, la riposta, tanto sincera quanto, forse, spiazzante: “non si guarisce da un disturbo alimentare, ma si impara a conviverci”.
Perciò, semplicemente, grazie Alessia, grazie per la tua sincerità, grazie per il tuo coraggio, grazie per la tua spontaneità. Grazie.
Federico Fontana & Silvia Donnarummo