lo specchio smeraldo

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17 aprile 2019

Una bianca ninfea rivolge i suoi candidi petali verso un caldo sole estivo. L’aria torrida é impregnata di uno strano e delicato profumo, una sorta di floreale essenza di funghi e legno. La tua barca, una piccola imbarcazione di legno, é sospinta da lenta corrente lungo un manto d’erba fluido, un fiume ampio e ricco di vegetazione.
Le sponde brulicano di giganti verdi: alberi altissimi concorrono per sfiorare il cielo, mentre le loro fronde si aprono come ombrelli di foglie. Da lì proviene un armonioso coro di uccelli: cinguettii striduli e repentini si fondono insieme a lunghi e bassi gorgheggi originando una melodia dolce e rasserenante. Ogni dettaglio ti suggerisce che quella non è altro che l’affascinante foresta Amazzonica.

Senti un brivido correre lungo tutto il tuo corpo al pensiero di trovarti immerso in quell’angolo di mondo di cui tanto si sente parlare. È come essere giunti nel giardino dell’Eden, in un totale trionfo della natura: l’Amazzonia è riconosciuta come uno dei luoghi con la maggiore biodiversità sulla Terra, nonché il nostro unico e indispensabile “polmone verde”.

Con l’intenzione di esplorare i misteriosi meandri della foresta, e quindi di raggiungere una delle due rive, cerchi di far ruotare la barca, sfruttando la lunga pagaia deposta in essa. Questa, però, scivolando nel cavo della tua mano, accidentalmente cade con un tonfo sordo nella torbida acqua. Ti sporgi un poco e, mentre osservi la pagaia andare a fondo sempre più in basso oltre lo specchio scuro, prende forma il riflesso del tuo viso. Sopra di te una piccola nube colorata sfreccia nel cielo limpido e sereno. Di scatto ti risiedi, facendo oscillare un poco la tua imbarcazione mentre volgi il tuo sguardo verso l’alto: immediatamente il colorato essere si posa sulla punta della tua barca. Lo riconosci subito come uno degli uccelli più straordinari e inusuali al mondo: il quetzal.
Conosci persino la sua storia, che avevi letto su qualche rivista di viaggi, e sai per certo che è un animale sacro in tutto l’America centrale. È diventato, infatti, il simbolo nazionale del Guatemala e dà addirittura il nome alla valuta locale. La leggenda di origini Maya narra che questo uccello un tempo era tutto verde finchè Tecum Uman, il guerriero Maya più forte, non morì in battaglia contro gli spagnoli, e i quetzal accorsero intorno a lui, posandosi sulla sua ferita: immediatamente il loro petto si era tinto di rosso e così era rimasto per sempre.

Mentre rievochi alla mente questa triste storia, osservi con attenzione il colorato uccellino e ti lasci guidare dal suo canto armonioso. Percepisci però intorno a te che tutto inizia a scorrere più velocemente: la barca scivola sul manto d’acqua con maggiore impeto ed il fiume pare dirigersi dritto dritto verso una cascata. Inizialmente ti agiti, preoccupato: non hai nessuno strumento per poter invertire la rotta e tuffarti nel fiume non è di certo la migliore delle possibilità. Sconfortato non ti resta che tenere ben salda la presa alla barca, mentre questa segue con rapidità il corso del fiume.

La caduta è più breve di quanto te l’aspettassi: il vuoto allo stomaco, quella morsa che stritola le interiora e blocca la respirazione, dura soltanto pochi secondi. Mentre precipiti verso basso chiudi gli occhi e serri la presa, fino far diventare bianche le nocche delle mani. L’imbarcazione crea uno schiaffo sull’acqua ed oscilla vistosamente. Apri subito gli occhi, temendo di piombare nel fiume e, mentre riacquisti la stabilità, osservi attonito lo scenario drasticamente mutato che ti circonda.

Dal silenzio totale nel quale eri immerso, ti ritrovi magicamente circondato da caotici schiamazzi: tutto intorno ci sono persone che corrono freneticamente a destra e a sinistra, macchine con conducenti impazienti ai quali piace suonare il clacson, palazzi alti all’infinito e bambini capricciosi che urlano alle loro madri esasperate.
Vorresti tornare nella quiete della foresta selvaggia ma la curiosità di sapere dove ti trovi invade impetuosa il tuo cuore. Mentre la barca si scontra rumorosamente contro l’argine del fiume, ti lanci con balzo sulla sponda.

Atterri stabilmente su un morbido manto erboso, all’ombra di un’imponente insegna colorata, sul quale vi è scritto in diverse lingue: “Benvenuti a Singapore, la città orchidea”.

Stupefatto e confuso decidi di esplorare le vie di quel piccolo angolo d’Oriente, lasciandoti guidare dai profumi e dai colori del luogo. Sospinto da una floreale attrazione ti ritrovi sulle rive umide di un enorme lago artificiale in pieno centro, il Marina Reservoir. Improvvisamente nella tua mente si illumina il ricordo di un curioso articolo di giornale dedicato alla metropoli e alla sua trasformazione “da città-giardino in città in un giardino”. Questo affascinante programma consisteva in un’accurata riqualificazione, volta ad alzare la qualità della vita migliorando le zone verdi di Singapore. Proprio per questo motivo è stato costruito il famosissimo Gardens by the Bay, un gigantesco parco tripartito in cui si trovano incredibili strutture a forma di albero, montagne e serre ricche di un’infinità di piante di specie differenti. Grazie ad esso la città è diventata uno dei poli turistici più popolari al mondo.

Decidi così di precipitarti impaziente fino all’ingresso di questo giardino, un luogo che sancisce il connubio fra natura e tecnologia. Tutto intorno a te pare inchinarsi dinanzi all’incontrastata magnificenza della natura: il tempo cessa di scorrere frettoloso, mentre i fiori divengono gli unici principi di quell’affascinante angolo verde. Nel tuo cuore le emozioni si intrecciano come i nodosi rami degli alberi e il tuo sguardo s’innalza sempre più verso quei colossi verdi che, soprattutto nella Supertree Groove, pare siano i pilastri della volta celeste.

Mentre la natura parla, attraverso il suo quotidiano spettacolo, la luce cala e diventa sempre più fioca. Alzi gli occhi al cielo, confuso, e noti che il sole sta calando lentamente dietro agli alti palazzi. Il buio avanza minaccioso, proponendosi come sovrano del parco. Improvvisamente però, mentre i fiori si chiudono stanchi, splendenti luci iniziano ad accendersi fra gli alberi, come occhi colorati e vispi; e tutto si risveglia nuovamente. I colori danzano sui giganti di pietra e creano uno spettacolo conosciuto e famoso in tutto il mondo: il Garden Rhapsody.

Ancora una volta la meraviglia del mondo ha il sopravvento sul tuo cuore, che si confonde tra le luci e i colori, mentre osservi decine di quetzal volare verso l’alto, al seguito di un misterioso guerriero. E per un attimo ti pare di vedere il loro petto brillare di un verde smeraldo.

Luca Grisi e Giorgia Riva