“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
– Articolo 2, Costituzione Italiana.
Benvenuti cari lettori al terzo numero del nostro giornalino!
Leggendo le prime tre righe avrete sicuramente compreso quale sia l’argomento principale dell’articolo: i diritti inviolabili dell’uomo, tra cui annoveriamo la LIBERTÀ, la quale viene associata spesso al colore verde.
L’introduzione è tratta dalla nostra amatissima Costituzione italiana – forse uno dei più interessanti documenti della nostra storia – di cui talvolta non conosciamo i principi fondamentali. Dunque, l’articolo 2 sancisce, riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e tale aggettivazione viene riconfermata all’incipit dell’Art.13 con l’affermazione: “ La libertà personale è inviolabile”.
Tale parola, che funge da colonna portante delle società moderne, ha origini antichissime: i greci la chiamavano Elefthería, i latini Libertas… tuttavia il suo significato non ha subito nessuna modifica durante i secoli della storia, indicando sempre uno status sociale, politico ed economico. Parlando in termini attuali, la libertà si declina – sebbene abbiano alcuni principi differenti – nelle moderne costituzioni europee e americane, le quali la propongono come diritto inderogabile ed indiscutibile.
Fin qui tutto positivo, ma come sempre l’apparenza inganna. La domanda che ci si pone è: tale diritto viene veramente rispettato? Lascio la risposta alla coscienza del lettore e lo invito a porsi tale domanda ogni qualvolta senta una notizia di ordine sociale e politico.
Come di consueto, affinché si possa comprendere al meglio, riporto un esempio concreto.
10 dicembre 2014: Malala Yousafzai vince il premio Nobel per la pace.
Il soggetto in questione è una donna di origine pakistana, la cui missione sin da piccola è sempre stata quella di difendere un genere di libertà fondamentale, vale a dire l’istruzione. Ora, siamo tutti convinti – io in primis – del fatto che studiare non è l’attività più divertente che ci sia, ma nel mondo c’è chi combatte per questo.
É il caso di questa bambina, ora diventata donna, che all’età di soli 15 anni si è opposta alla legge pakistana che pone il veto nei riguardi delle donne per l’istruzione. Tuttavia i talebani, che vedono nella scuola un pericolo significativo, decisero di contrastare la ragazzina, sparandole. Per fortuna Malala è sopravvissuta, ha avuto la possibilità di studiare in Inghilterra e ha ricevuto una delle più alte onorificenze che un essere umano possa ottenere.
Soffermandoci su tale episodio, si evince quanto la libertà di studio sia “pericolosa” per alcuni stati – i cui principi convergono nella tipologia di governo individuata come dittatura – in quanto permette all’uomo di poter pensare e avere una propria opinione, possibilità che in alcune parti del mondo risulta dannoso ai fini del pensiero unico, e quindi del potere assoluto.
Naturalmente vi sono altri generi di libertà: quella di voto, di cui ho parlato nel primo numero del giornalino; quella di stampa, che ci riguarda personalmente; la possibilità di poter professare qualsiasi genere di religione o culto e tanti altri tipi di sovranità di cui l’uomo gode e che non devono essere violati in alcun modo dal medesimo.
Attenzione a non cadere tuttavia nei soliti stereotipi che riguardano i paesi “civilizzati”, che paventano la difesa ai diritti umani, in quanto quest’ultimi vengono violati seppur in maniera ridotta rispetto ad altri paesi appartenenti al terzo mondo.
Pertanto sorgono alcune domande lecite: nel nostro paese viene rispettato il diritto inderogabile alla libertà personale? Legalmente si è tutelati riguardo ciò?
A voi le risposte, al prossimo numero!
Gabriele Lochi