leva militare: adatta ai giovani di oggi?

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26 febbraio 2020

Si sentono spesso lamentele riguardo alla nuova gioventù, troppo pigra e troppo sfaticata per notare qualsiasi cosa al di là del raggio del proprio smartphone. Le vecchie generazioni guardano con delusione e frustrazione al potenziale sprecato dai giovani sia sul piano intellettuale che su quello fisico.

Una buona prestanza sportiva è infatti spesso attribuita alla giovane età, quando il corpo è in grado di raggiungere l’apice della sua performance. Negli anni passati le capacità atletiche dei ragazzi venivano potenziate e messe a frutto per poterne trarre il maggior vantaggio possibile, sia che si parlasse di lavoro manuale o resistenza fisica, sia che si parlasse di una preparazione di tipo marziale, che si concretizzava nel servizio militare (obbligatorio) di leva.

Ebbene, sono molti coloro che sostengono che il reintegro della leva gioverebbe e fortificherebbe l’animo di questa gioventù dissoluta. Durante le loro soavi prediche genitori, nonni e adulti in generale riportano in vita i fantasmi del proprio passato e i bei tempi andati, quando l’integrità e solidità delle nuove generazioni di allora venivano incanalate fin dal principio con dei sani metodi di insegnamento e rigide pratiche. Essi avevano lo scopo di consolidare non solo il corpo, ma anche lo spirito, per garantire la crescita dell’individuo con l‘obiettivo finale di una realizzazione completa e olistica della persona.

Nel corso di tali sermoni emerge quasi inevitabilmente la tematica del servizio militare di leva, non più obbligatorio grazie alla legge n. 226 entrata in vigore nel 2005 che ne ha sospeso appunto l’obbligatorietà. Ciò già allora aveva diviso gli animi, tra coloro che sostenevano la libertà di scelta e coloro che erano convinti che questa legge avrebbe contribuito al calo degli standard e al decadimento di intere generazioni, anziché ad un progresso.

La questione è ancora controversa anche se meno discussa; tuttavia generalmente non si ha timore di esprimere i propri sentimenti a riguardo, non essendo questo considerato un affare troppo rischioso sul quale esporsi.

Coloro che si schierano a favore della legge asseriscono che il servizio militare obbligatorio si opponga al ripudio della guerra, in quanto nulla contrasta di più il rifiuto alla violenza che la coscrizione di milioni di uomini da parte dello stato.

La tematica del reclutamento all’addestramento fa emergere anche altre critche, come l’imposizione di una gerarchia ferrea, senza tener conto dei desideri dell’individuo, e la sottrazione di tempo che potrebbe essere indirizzato verso il completamento degli studi e la preparazione al mondo lavorativo. Un altro cruciale punto a favore di questa fazione è l’accusa che la preparazione militare dei giovani al fine del loro percorso fosse carente e che spesso questi si ritrovassero a dover compiere semplici compiti di manutenzione e altre attività analoghe che non concorrevano alla loro formazione. Per di più era ritenuto che l’ambiente in cui si trovavano i ragazzi avesse il potenziale di fomentare violenza e bullismo, istigati dalla natura stessa del compito che erano chiamati a svolgere.

Gli oppositori però sono di ben altro avviso: secondo loro il reclutamento permetteva la condivisione e il confronto tra compagni provenienti da realtà diverse, che favoriva la formazione e l’apertura delle giovani menti. Inoltre, impostare le nuove generazioni verso una condotta rigorosa non solo potrebbe potenziare il loro autocontrollo e incrementare il rispetto per i superiori, ma anche indirizzare verso la coltivazione della propria salute fisica, agevolata da uno di stile di vita dinamico ed energico. In più lo spirito di fratellanza che si veniva ad instaurare tra i ragazzi incrementava un sentimento patriotico e garantiva l’apprendimento di una collaborazione molto concreta, che si spingeva al di là delle esigenze dell’individuo. Infine inquadrare i giovani verso l’osservanza alla legge e alle gerarchie permetterebbe di perseguire la lotta alla criminalità e alla delinquenza.

Questo è un argomento che merita la giusta attenzione ed è necessario valutare ogni aspetto senza pregiudizi o preconcetti, ma analizzare ciascun punto con criterio proprio e con onestà verso se stessi.

È vero che l’addestramento di leva era talvolta scadente e che istigava il desiderio di violenza tra i giovani oltre a sottrarre loro tempo prezioso?

Ed è effettivamente corretto sostenere che lo spirito che veniva a materializzarsi fosse quello di un orgoglioso patriottismo e non uno di freddezza e cinica supremazia?

Basarsi su vicende personali è complesso, in quanto è comune sentire testimonianze opposte sull’esperienza nel militare, da quella di un uomo che ha conservato memorie di compagni ed avventure che ancora oggi gli scaldano il cuore, a quella di uno che è stato costretto a svolgere pesanti mansioni contro la sua volontà e senza libertà di scelta.

In anni dove la virtù giovanile è costantemente messa in discussione per la sua decadenza, secondo molti a causa delle nuove tecnologie e dallo stile di vita sedentario, non è mai stato così indispensabile un serio confronto a riguardo.

Eleonora Marsiletti