VERSI ALLA LUNA
Onesta luna,
tu che vegli
dal vespro agli albori
tu che rischiari
questo granello
con candido pallore
e taciturna
scorti la mia insonnia,
dimmi
perché bramarlo a tal punto
da dolermi il cuore
di cotanta letizia
quando il suo sguardo
caduco
mi avvolge,
distratto
perisce nei miei occhi,
dimmi
perché la pelle
freme sotto il suo tocco,
sotto dita velate
di fiori
di nubi
di astri.
Luna indovina,
viatrice per l’etere,
mia fedele compagna
nella sorda notte,
come può
un sol cuore
esser ricolmo
di tanto ardore?

COLPO DI FULMINE
Lo riconobbi ancor prima
che i suoi occhi
destassero in me il fervore,
seppi di che ardeva la sua anima
prima di saperla toccare.
Vederlo fu amarlo.
Il peso della mia breve esistenza
levitò sopra il mio corpo
nell’istante in cui
la sua voce salvifica
sfiorò la mia.
Dianzi il cuore
non ebbe mai arso a tal punto
da infiammare la pelle
di così amabili pensieri.
Ora il suo dolce sogno
turba il mio riposo,
un fumo di trepidazione
fruga nel nero della notte
il suo respiro
e supplico che la sua anima
si disperi e si tormenti
nella brama di ricercar la mia.
Carolina Maggi