In un mondo pieno di ingiustizie e squilibri chi sono io per imporre i miei dilemmi come importanti di fronte a tutto quello che di triste e fastidioso già c’è?
Nessuno. Però una cosa che posso imporre, o meglio imprimere è la forma del nero sul bianco, che dà voce ai miei pensieri per lasciarne, almeno in parte, il peso fuori dalla mia testa; o forse dal mio cuore.
Io trovo ingiusto: che il mondo nasce in pace e l’uomo nasce avido di tutto ciò che si può togliere, e anche di un po’ di più; trovo ingiusto che in un mondo dove la gente è in pace solo con chi è simile a sé, i suoi abitanti nascano casualmente capaci o meno di integrarsi nel sistema che i loro predecessori hanno creato; trovo ingiusto che questo sistema sia progettato affinché chi potrebbe dare, riceve e a chi invece gioverebbe ricevere, deve sempre dare; più di tutto, trovo ingiusto che lo squilibrio lo vede solo chi lo subisce e non ha il potere di ripararlo.
Trovo ingiusto che queste siano solo le mie parole e i miei pensieri, ma comunque scrivo per dar voce a chi non può, per dar voce a chi non ha potuto, per dar voce a chi vorrebbe e per dar voce a chi vorrà; per farli sentire meno soli. E allora, adesso scrivo un po’ per me, perché, se tutto è ingiusto, per una volta voglio esserlo anche io; solo per quella volta che in realtà non nuoce a nessuno.
Trovo ingiusto che nella mia vita ho sempre voluto una sola cosa, ho sempre avuto un solo grande amore e un solo grande sogno ma, poiché appartengo al gruppo di persone che deve dare a chi non ne necessita, tutto ciò per me un giorno è diventato vano e vuoto; perché purtroppo arriva sempre un momento della vita in cui quello che devi dare vale più di quello che hai da offrire e allora devi tirarti indietro perché è l’unica scelta che hai, e allora lasci tutto in un cassetto, sperando di trovare le chiavi giuste un giorno lontano, senza sapere se davvero ci riuscirai. Ma il cassetto prende polvere e, poco prima che l’ultima luce muoia, pensi che forse è meglio così, che forse è così che dovevano andare le cose.
Mentre il cassetto prende polvere, però, non smetti mai di pensarci, ogni tanto lo guardi e pensi che un giorno lo aprirai e tutto tornerà al suo posto e sarà ancora meglio di prima e che alla fine la vita può essere giusta, che forse ha solo tempi scomodi. Poi torni alla realtà. Io alla realtà ho deciso di rimanerci, perché è arrivato il giorno in cui mi sono dovuta arrendere alla verità che non tutto quello che vogliamo possiamo averlo, anche se sarebbe stata la cosa giusta per noi; perché non sono io che lo trovo ingiusto, è che la vita è ingiusta, e noi non ci possiamo opporre a ciò.
La cosa che più trovo ingiusta e mi provoca una certa avversione, un fastidio allo stomaco, un astio, a volte un odio è che le persone che non provano interesse alcuno per ciò che io più desidero al mondo, si vedono piovere addosso le occasioni dal cielo e le ignorano con palese disinteresse, quasi repulsione; e quando io, sottovoce, ho il coraggio di lamentare un po’ di invidia che mi punge e mi stuzzica, all’improvviso eccole che vogliono tutto, senza nemmeno sapere che quel “tutto” per me sarebbe un idillio e per loro non varrà mai abbastanza, perché mai hanno provato il dolore di vedere tutti gli altri avere ciò che io mi meritavo più di ognuno, senza mai riceverlo perché la casualità è ciò che di peggiore potesse esistere eppure controlla ogni cosa.
Per colpa di suddetta casualità, però, rinunciando ad alcune cose, se ne scoprono altre, come nel mio caso la capacità di trasporre il mio cuore e la mia mente in mezzo ai caratteri di un testo e scoprire che in fondo è vero che “non tutti i mali vengono per nuocere”
Per casualità io spero che queste mie parole possano essere di conforto a qualcuno e monito per qualcun altro, ma alla fine chi sono io per imporlo?
Giulssz.