Vi siete mai chiesti se sia possibile catturare un’emozione o ripiegare la linea
del tempo su se stessa, per poi strappar via un momento che non vogliamo
sfugga via col resto? Vi siete mai chiesti se sia veramente possibile viaggiare
nel passato, nel futuro, o, ancora più follemente, dentro i sentimenti?
I più sensibili se lo sono domandati e conoscono già anche la risposta. I
bambini, per esempio, sanno come si fa. Fidatevi, lo sanno eccome. Peccato che
poi, crescendo, alcuni lo dimentichino. Forse a causa della feroce attrazione del
vivere costantemente nel presente, in quella realtà così timorosamente spogliata
di ogni colore. Che, detto così, sembra veramente poco invitante, ma che è una
comune armatura contro le possibili delusioni della vita.
Perché, se non sogni, non puoi nemmeno vedere i tuoi desideri infrangersi.
Semplice no?
Ma quindi, per chi invece non ha paura di sognare, c’è un modo per farlo ad
occhi aperti, senza dover per forza dormire?
Mi pare ovvio che la risposta sia “ma certo!” e che la vera soluzione a questo
dilemma si possa ritrovare nell’Arte.
E no, non ci è sfuggita una maiuscola a caso: Arte con la A grande come il
mondo che cela al suo interno.
Un mondo fatto di quadri, affreschi, parole, poemi, disegni, rappresentazioni
teatrali, schizzi e… musica!
Musica… ma solo a noi questa parola suona già da sé così meravigliosamente
melodiosa?
In fondo noi siamo la generazione delle cuffiette nelle orecchie. La generazione
che non può fare a meno di ascoltare musica, sempre: in camera ad alto volume,
durante una lezione con le nuove airpods, a basso volume mentre corriamo,
camminiamo o facciamo qualsiasi cosa. Anche mentre dormiamo a volte.
Siamo la generazione che è riuscita a coinvolgere anche gli adulti, persino i più
“impolverati”, che vivevano nel malinconico ricordo del vinile e del giradischi.
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Perché in fondo la musica può essere vista sotto infiniti aspetti: c’è chi vede solo
la tecnica, la vocalità, la purezza della voce, chi crede che “musica” sia solo
quella del passato, chi, al contrario, pensa che i Queen siano una marca di
gioielli; e poi c’è chi la ama per i testi, per i messaggi che trasmette, chi, invece,
si lascia catturare più dalla melodia che dalle parole.
Insomma, la musica unisce e divide. Certo è che per tutti ha uno stesso effetto
comune: colpisce l’anima e genera un sentimento.
Siamo la generazione che nella musica ha trovato un rifugio, uno sfogo, la
felicità, la carica per superare sfide che sembrano insormontabili.
Quante volte eravamo tristi e abbiamo fatto partire una canzone per farci
tornare il sorriso, quante volte, da demotivati, abbiamo disperatamente cercato
quella playlist o quella canzone per ritrovare la grinta di conquistare il mondo.
Quante volte, da arrabbiati, ci siamo ritrovati ad ascoltare quella canzone che è
riuscita a farci calmare almeno un pochino!
Ma noi siamo anche la generazione dei concerti in spiaggia, delle tende fuori
dal cancello dello stadio per essere i primi ad entrare ed essere in pole position,
delle canzoni cantate a squarciagola saltando uno appiccicato all’altro, felici
come non mai. Perché ad un concerto si può essere solo così: felici, spensierati
e pieni di vita, mentre si aspetta la canzone che ci fa emozionare, forse proprio
quella per cui abbiamo comprato il biglietto.
Insomma, la musica è tutto questo: è la parte di noi che rimane nel passato,
magari legata a quel volto o a quel nome che non riusciamo o che non vogliamo
dimenticare; è anche il futuro, un fiume di speranza che si snoda verso l’ignoto
che ci attende; è infine il nostro specchio, il modo per guardarci dentro con
sincerità, per smascherarci e toglierci i veli dell’apparenza e del buon costume.
Giorgia Riva e Grisi Luca
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