la donna nella letteratura ottocentesca

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28 marzo 2022

Ciò che un amante dei grandi classici ottocenteschi sa, è che la possibilità di annoiarsi sfogliando le pagine di capolavori come “Orgoglio e Pregiudizio” è alquanto remota. E se la sua biblioteca è ricca abbastanza di romanzi e tragedie, converrà con me nell’affermare quanto intrigante ed enigmatico possa spesso essere un singolo personaggio, tanto da aver provocato in me, in molti casi, una tendenza all’introspezione e al paragone tra la mia personale situazione e quella delle protagoniste di questi libri. Questo fenomeno, a mio parere inevitabile, mi ha portato ad un’analisi più concreta delle grandi eroine, che dominano la letteratura ottocentesca, create da Jane Austen, dalle sorelle Brontë e da altri grandi autori. Un’analisi che ha rivelato le multiple sfaccettature di donne che hanno segnato profondamente il mondo della scrittura e che al contempo hanno rivoluzionato la figura femminile in tutte le sue forme, ognuna a modo suo. Questo rinnovamento non è solo letterario: permette di toccare con mano l’interiorità di moglie, madre, figlia, ma soprattutto donna, a cui non era riservata l’attenzione adeguata e a cui non era consentito fuggire dalla monotonia quotidiana.  

Un modello esemplare di questa rivoluzione è l’eroina dello scrittore Gustave Flaubert, Emma Bovary o, per chi preferisce, Madame Bovary, la cui complessa interiorità sarà d’ispirazione per molti altri personaggi romanzeschi. Emma conduce una vita tranquilla a fianco di un medico benestante, Charles Bovary, che le riserva le dovute attenzioni e il più sincero affetto, ma che non riesce a scuotere il suo animo dal torpore e dalla piattezza della quotidianità. Dunque la giovane donna si rifugia in una realtà di fantasie romantiche e di lusso e nell’ostinato desiderio di passione, che la spinge a repellere il marito e a ripugnarlo. La sua indole insofferente nei confronti di tutto ciò che la circonda la porta numerose volte a commettere l’adulterio e a rivestirsi di lusso a spese di Charles, che inconsapevole la attende a casa. Tuttavia la sua imprudenza e sventatezza diventano presto causa di innumerevoli debiti, che conducono la donna e il povero marito ad una fine inaspettata.                                                                                                                                      

Sebbene l’atteggiamento di Emma e la sua attitudine alla ribellione possano suscitare parecchio scalpore è importante eseguire un’indagine più approfondita. Il personaggio di Madame Bovary è spesso compatito e spesso detestato, a volte persino ammirato; in ogni caso il suo carattere spinge il lettore a studiarla sotto differenti punti di vista, che, a mio parere, la rendono rivoluzionaria anche nelle sue numerose sfaccettature negative. È proprio il desiderio di ribellione che rende giustizia a questo controverso personaggio: sebbene possa sembrare spesso incauta ed egoista, la sua immagine finisce per imporre una più alta considerazione della figura femminile e, per questo motivo, ritengo che Flaubert abbia ottenuto un grande esito nel rappresentare Emma Bovary semplicemente in tutte le caratteristiche proprie del suo carattere. 

Un altro esempio che mi piace spesso citare è quello di Catherine Earnshaw, protagonista di “Cime Tempestose” di Emily Brontë. Il romanzo narra la storia di Heathcliff, un giovane ragazzo rimasto orfano e accolto da un gentiluomo chiamato Mr. Earnshaw, e di Catherine, figlia di quest’ultimo. Tra i due si instaura fin dalla tenera età un rapporto d’intesa e grande amore, destinato però ad essere soffocato a causa delle loro differenze sociali. Catherine si trova dunque a sposare l’altolocato Linton, sebbene non sia nel suo volere, mentre Heathcliff è costretto a trascorrere la sua vita con un’altra donna, quando è ancora evidentemente innamorato della giovane Catherine. La vicenda, traboccante di desideri di vendetta, passione e dolore raggiunge in diversi momenti il culmine della tragedia e del dramma. La figura di Catherine si mostra già nelle prime pagine del libro come quella della ragazzina dall’animo ribelle e orgoglioso, talvolta capriccioso, nella quale il giovane Heathcliff si rispecchia. Solo il loro grande affetto permetterà loro di studiarsi, capirsi e per la prima volta di sentirsi compresi. A mio parere, infatti, il carattere di Catherine, a volte compromesso dal proprio stato mentale, è così controverso che è quasi impossibile intenderlo a pieno; tuttavia è proprio questo personaggio ad essere riconosciuto come uno tra i più avvincenti presenti nei grandi classici. Dai primi istanti di lettura ho potuto appurare che Catherine è in grado di mostrare perfettamente ogni sfaccettatura dell’animo umano, dall’orgoglio, alla razionalità e infine al dolore e alla follia, andando così a costituire quella che penso sia una grandissima prova di realismo psicologico. Personalmente ho amato il suo personaggio in ogni momento del suo vissuto, mi ci sono spesso rispecchiata e non nascondo che abbia causato in me una grande confusione; questo poiché più volte mi sono immedesimata nel suo animo e più volte ho concluso quanto possa essere labirintico il pensare umano. Dunque per questa ragione definisco Catherine un personaggio rivoluzionario: la sua analisi interiore, così documentata, rende il capolavoro di “Cime Tempestose” il romanzo, il dramma, la tragedia più difficile da scordare, tant’è che ancora oggi, a distanza di quasi due secoli, è amato e studiato. 

Ultimo modello di eroina che vorrei citare è quello della brillante Elizabeth Bennet, donna protagonista di “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen, che più fra tutti mi ha stregato. Il romanzo narra la storia della famiglia Bennet e delle sue cinque figlie, tra cui conosciamo Elizabeth. Mentre padre e madre si adoperano per unire in matrimonio la figlia maggiore Jane e il ricco, giovane signor Bingley, Elizabeth è costretta a condividere le proprie giornate in maniera piuttosto frequente con il signor Darcy, noto per la sua presunzione e la sua eccessiva riservatezza, probabilmente causata dal suo senso di superiorità nei confronti della modesta famiglia Bennet. Profondamente influenzata dagli avvenimenti e dall’opinione sociale su Darcy, Elizabeth rifiuta con disprezzo le prime attenzioni che il giovane le rivolge; tuttavia una lunga serie di fraintendimenti costringerà Elizabeth ad allentare il proprio orgoglio e ad aprire gli occhi di fronte all’evidenza.                                                                                                                                     

L’immagine di Elizabeth Bennet è sicuramente quella che ho più amato fra tutte, probabilmente per le analogie che riscontro nei nostri caratteri, ma ancora di più per la sua determinazione, fermezza, testardaggine di fronte ai continui sconvolgimenti a cui lei e la sua famiglia sono sottoposti. Ma ciò che è da ammirare in maniera considerevole è il suo orgoglio. La giovane donna rifiuta più volte di sposarsi con uomini dei quali non è innamorata, dapprima per ribrezzo e successivamente per odio. Un esempio è la figura di Darcy, la cui presunzione è messa a repentaglio di fronte alla determinazione e all’irremovibilità di Elizabeth, nei quali è in varie occasioni rispecchiato; ed è proprio questo a rendere Elizabeth un esempio lampante della donna rivoluzionaria, in grado di scardinare i confini imposti dalla società ed entro cui una giovane ragazza avrebbe dovuto mantenersi. Nessuno che abbia letto questo romanzo può affermare di non aver invidiato la razionalità di Elizabeth Bennet e al contempo non può non aver rimproverato il suo eccessivo orgoglio e talvolta la sua cecità. In ogni caso posso affermare che questa giovane donna ha fatto sognare per oltre due secoli migliaia di lettori e ancora oggi si distingue nella letteratura per essere una delle figure femminili più combattive ed ammirate.  

Ciò che ho appreso dopo tante letture e tante pagine è che ogni eroina ha una propria storia, una propria interiorità e, sebbene esse si rivelino così diverse fra loro, sono state in grado di rovesciare gli schemi e di conferire alla donna l’importanza che si è sempre meritata, ognuna in maniera differente. Grandi scrittori come quelli citati in questo articolo hanno reso i loro personaggi femminili il centro della rivoluzione nella società e hanno riservato un posto ragguardevole ad ogni singola donna, rendendola unica e finalmente amata e apprezzata. 

Carolina Maggi