(riflessione ai margini della Giornata della Memoria)

Nel vasto teatro della vita, dove il dolore e la speranza danzano in un eterno duetto, la mia anima si interroga sulle cattive strade degli esseri umani. Guerre e omicidi, come ombre sfuggenti, tessono un filo invisibile nella storia, dove la vittima si svela sempre diversa dall’aggressore.
Un’armonia spezzata dalla paura di differenti lingue, religioni, colori della pelle o orientamenti sessuali. Il predatore, impacciato e timoroso, avverte un’aggressione nei suoi confronti.
Nell’anima debole, germoglia il caos, si semina violenza, e l’uccidere diventa un grido disperato di chi non sa dominare le proprie emozioni. È un racconto eterno di violenza:
- Genocidi per colpa di uomini che temevano la perdita di importanza.
- Razzismo per colpa di uomini che temevano la fine della propria supremazia.
- Bullismo per colpa di uomini che temevano la vulnerabilità della propria famiglia.
- Femminicidi per colpa di uomini che temevano la perdita di controllo sulla propria compagna.
- Omotransfobia per colpa di uomini che temevano il mutamento nella propria vita.
Vite innocenti distrutte poiché diverse, ma da chi o cosa? Esiste un’unica strada giusta da seguire? Abbiamo la tentazione di rendere tutti simili, facili da controllare, di omologarli a noi perché non siamo in grado di reagire e accettare le differenze.
Ogni uomo, al primo sguardo, trema di fronte all’ignoto, ma nella sua risposta ad esso emerge il confine delicato tra bene e male. L’uomo malvagio, legato al timore, associa la differenza al male, aspirando a prevalere su di essa. L’uomo buono si ferma, riflette, e nell’indagare scopre che non è portatrice di dolore.
In questo mondo, tra gli sforzi infranti, la sicurezza appare come un miraggio, e la punizione di innocenti non muta il futuro. Ognuno ha la presunzione di poter tutto da sé, di poter correggere le pieghe del destino umano come un abile artigiano.
Ogni anima danza nel mistero. Rifletti, seduto, senza agire d’impulso. Respira finché la paura, come foglia al vento, si dilegua.
Insegniamo agli altri, famiglia e amici, a gestire la paura: a giocare e lavorare con tutti, ad abbracciare senza ferire, a non allontanarsi da chi ama, a non sentirsi superiori, a non temere la vita. Siamo unici e come le stelle nell’infinito spazio dovremmo brillare di luce propria, senza la necessità di voler prevalere sulle altre.
Se questo scritto dovesse ispirare anche solo un cuore, sarò felice. Ho paura di molte cose, ma non dell’uomo.
E tu, che leggi, non mi spaventi, anzi, ti voglio bene. Valiamo allo stesso modo, anche se diversi.
Una ragazza diversa.