Durante la settimana di pausa didattica la nostra scuola ci ha offerto la possibilità di partecipare ad una conferenza tenuta da Luigi Garlando, scrittore italiano autore di romanzi di successo, tra cui Per questo mi chiamo Giovanni. Il titolo dell’incontro, Il filo rosso della passione, mi ha subito molto incuriosito: in un momento di scelte importanti come la quinta superiore, a noi ragazzi servono parole capaci di guidarci e di farci fidare di noi stessi.

Mi capita spesso di dialogare con adulti disillusi e delusi, scettici, che a sentire parlare di sogni ridono perché non credono in questa parola. Infinite volte mi sono sentita dire che la vita, più passano gli anni, più diventa difficile. Che i sogni e le passioni sono una cosa, mentre la realtà è tutt’altro. Tante volte, soprattutto ultimamente, ho visto la preoccupazione negli occhi di chi, alla domanda “allora, cosa vuoi fare l’anno prossimo?”, si sentiva rispondere da parte mia che sto pensando all’accademia d’arte. “Ma hai pensato a cosa puoi fare dopo?
”, “gli artisti fanno la fame”, “è troppo incerta come prospettiva”: questi i commenti più frequenti. Una volta ho detto a un ragazzo che mi sarebbe piaciuto fare fotografia e mi ha risposto
“io i fotografi li immagino in una soffitta fredda, a lume di candela, che aspettano il weekend per scattare foto a un matrimonio per prendere i soldi con cui pagarsi da mangiare”.
E poi la gente si chiede perché noi giovani abbiamo così tanta paura del futuro.
Il discorso di Garlando, invece, è stato capace di restituirci un po’ di speranza e di voglia di affrontare i giorni che verranno senza paure inutili.
“È in questi anni che vi giocate un po’ il vostro futuro. Voi fidatevi, inseguite in modo feroce ciò che vi fa felici. Aggredite la vostra vita e date alle cose che amate le vostre energie migliori, solo così vivrete una vita che vi darà soddisfazione. Non morite con il vostro sogno ancora lì, solo perché avete avuto paura di dargli ascolto.”
Penso che vivere una vita con la paura di farlo non porti davvero a niente. Che nascondersi dietro alla paura di lanciarsi sia controproducente, perché il timore non è alleato della felicità. È vero che a volte inseguire i propri sogni apre prospettive vaghe e piene di punti di domanda, è vero che a volte non dà certezze, ma tanto nella vita non c’è nulla di certo, anche ciò che apparentemente lo sembra.
Nelle parole di Garlando c’era una scintilla di profonda verità. Nelle storie dei protagonisti dei suoi libri che ci ha presentato c’è la dimostrazione del fatto che ognuno ha il proprio posto nel mondo e che ognuno può conquistare la sua vita, vivendo intensamente ciò che ama.
“Forse la felicità non dipende dalle cose che facciamo o che abbiamo, ma da quella passione, quell’ideale che ci rende vivi”.
Tempo fa ho letto un libro davvero bello, che consiglio vivamente. Si intitola Succede sempre qualcosa di meraviglioso; ad un certo punto l’autore parla dell’ikigai giapponese. L’ikigai è la ragion d’essere, il motivo per cui ciascuno di noi è chiamato a vivere. Penso che lo scopo di ognuno, nella vita, sia proprio trovare questo, ciò per cui ha senso vivere una vita. A volte confondiamo la felicità con il successo lavorativo o economico, associamo la piena soddisfazione ad una certezza a livello di soldi, ad un titolo, al fatto di essere qualcuno o di avere un nome. Ma la felicità la si può trovare invece in moltissimi modi che spesso ignoriamo. Se si vive con passione, anche la vita più semplice può essere magnifica. Tantissime persone non sono mai state sotto i riflettori, eppure hanno conquistato nel più trionfante dei modi la loro esistenza. Chi è mamma o papà perché sente di poter dare tutto il proprio amore a dei figli, chi lavora in un ristorante e mette cura e passione in ogni piatto che cucina, chi scrive musica e non dorme la notte perché la passione per la sua arte non lo lascia in pace, chi dedica l’intera vita ad aiutare gli altri, chi va in missione, chi insegna con la voglia e la passione di farlo, chi porta avanti le proprie giornate mosso da una scintlla di passione, in generale, per la vita. Chiunque può essere vincitore.
Parlando, l’autore ha detto che ascoltare il proprio cuore “è più difficile, ma è più bello
”. Subito mi sono venute in mente le parole di un mio educatore che una sera, guardandomi, mi ha detto: “vuoi vivere una vita facile o una vita felice
?”. Mi ha un po’ stravolta, mi ha fatto cadere tutti quei muri di paure che mi ero costruita. Che senso ha vivere percorrendo le vie più facili, quelle già tracciate da altri, quelle più “sicure”, se non corrispondono a quello che sentiamo dentro? Dobbiamo lottare per quello che amiamo, fare della nostra passione il motore delle nostre azioni. Dobbiamo essere capaci di dirci la verità riguardo a ciò che vogliamo, senza nasconderci, alzare la testa di fronte alle difficoltà e trovare il coraggio di guardarle negli occhi.
Abbiamo un solo oggi, possiamo scegliere noi. Possiamo scegliere se mettere davanti a tutto la paura di vivere, o se vivere davvero. Toglierci di dosso tutte le nostre coperture fatte di false scuse che ci cuciamo addosso per paura di farci male e essere invece disposti a cadere, a sporcarci le mani, a graffiarci la pelle e romperci anche le ossa, ma almeno consapevoli di stare vivendo per davvero.
Marta Fumagalli