Caro diario,
per la prima volta nella mia vita, durante l’interminabile lockdown, ho provato una strana sensazione: sembrava infatti che il tempo fosse stato arrestato, in attesa che qualcuno potesse sbloccarlo, e la causa di questa impressione era un forte senso di noia, la quale ha fatto in modo che spesso mi sorprendessi con sorpresa sdraiata sul letto a fissare il cielo dal lucernario della mia camera, senza sapere cos’altro fare.
Mi sono quindi chiesta cosa le persone facessero nel passato nei momenti di tedio e monotonia, derivati dall’immobilizzazione del tempo, che caratterizzava la loro quotidianità, così che potessi trovare ispirazione per movimentare la ripetitività delle mie giornate. In realtà la risposta non sarebbe potuta essere più semplice: SOGNAVANO!
Alcuni personaggi lo facevano addirittura come lavoro: sto parlando degli artisti surrealisti, che vedevano nel sogno la via attraverso cui si rivelano l’inconscio e il subconscio. Questa corrente letteraria e artistica raggiunse la sua più completa ed esasperata espressione con le opere di Salvador Dalí, personaggio imprevedibile ed enigmatico.

La sua opera più conosciuta è sicuramente La persistenza della memoria, in cui, di fronte alla inverosimiglianza dell’immagine surreale, nasce questo senso di smarrimento e dello scorrere del tempo, suggerito dal molle liquefarsi di tre orologi inseriti in un paesaggio marino. La nitidezza e la perfezione tecnica conferiscono a quest’opera un’atmosfera onirica: se la si osserva anche solo per qualche istante, essa riesce a coinvolgere sublimemente, facendo in modo che l’osservatore, lasciandosi trasportare, diventi parte di questo sogno.

Direttamente da un sogno dell’artista proviene invece il Sogno causato dal volo di un’ape, opera scaturita dalle visioni provocate da un’ape che ha punto l’artista nel sonno. Gli elementi visionari rappresentati sono tra i più disparati: dalle melagrane alle tigri, dal pesce all’elefante e al nudo accademico; l’ispirazione, attingendo dalle dimensioni di sogno e paranoia, risulta frammentaria e incoerente, rendendo l’opera un vero e proprio capolavoro surrealista.
Avendo osservato questi e molti altri lavori surrealisti mi sono domandata: se c’è chi, come i surrealisti o anche lo stesso Sigmund Freud, ha basato la propria esistenza, o almeno una parte di essa, sullo studio e sulla rappresentazione dei sogni, come mai a volte la nostra mente ci impedisce di vagare nei sentieri della fantasia e dell’immaginazione?
Perché non lasciarci semplicemente liberi di sognare per qualche minuto al giorno?
Chissà che magari qualcuno di noi non sia il prossimo Magritte o la prossima Frida Kahlo…
Giobre