Giovanni Drogo, il protagonista de “Il deserto dei tartari”, è un uomo che vive tra dubbi e paure, spaventato dal tempo che scorre e dal cambiamento, ma animato dal desiderio di fuggire dall’ordinario. In breve, è un personaggio straordinariamente umano. Questo rende il romanzo di Dino Buzzati ricco di una sottile ma costante angoscia che inevitabilmente viene trasmessa al lettore.
Attraverso le pagine l’autore ci accompagna nella vita di un ragazzo, inizialmente pieno di energie e di speranza di imprese eroiche; ma con lo scorrere delle pagine scorre anche la sua esistenza. I giorni si susseguono lenti, identici, consumati da una costante attesa. Drogo si trova intrappolato in un luogo, la Fortezza Bastiani, che, come la sua vita, appare sospeso nel tempo e nello spazio, privo di un vero scopo, ma con la continua speranza dell’attacco da parte di un nemico, che però potrebbe non arrivare mai.
Questa attesa diventa il filo conduttore di tutto il romanzo: si legge infatti di una persona che aspetta, desiderando l’arrivo di qualcosa che possa stravolgerli la vita. Ma Drogo non si rende conto di essere in trappola: ogni giorno che passa nell’illusione lo allontana dalla vera vita, dalla possibilità di cambiare.
Buzzati riesce molto abilmente a rappresentare un tempo fugace che diventa il vero nemico. Trasmette quindi un insegnamento fondamentale: non bisogna aspettare quello che si ritiene il “momento giusto” per vivere, per agire, perché nell’attesa il tempo passa e non torna indietro.
Questo romanzo è ricco di parole piene di poesia, che penetrano nel lettore, e ricco di riflessioni sull’animo umano. È un classico che non delude le aspettative, ma che sa, piuttosto, sorprendere e colpire più di quanto si possa immaginare. La lettura de “Il deserto dei Tartari” è un’esperienza che non può lasciare indifferenti. L’angoscia, la solitudine e il senso di impotenza che Drogo vive sono, in fondo, la stessa angoscia che ognuno di noi sperimenta.
Luz Manini