ho paura torero

12 febbraio 2024

Avete mai avuto la possibilità di dialogare con attori dei quali avete assistito ad uno spettacolo? Beh… noi sì, e lo abbiamo fatto proprio durante la settimana di pausa didattica.  

Gli attori in questione fanno parte di una compagnia teatrale che si esibisce spesso al Piccolo di Milano (teatro presso il quale, tra l’altro, durante l’anno, la nostra scuola ci dà la possibilità di presenziare ad alcuni spettacoli). L’ultima rappresentazione alla quale gli studenti del Bachelet hanno potuto assistere si intitola “Ho paura torero…”. Questa si origina a partire dal libro omonimo scritto dall’autore cileno Pedro Lemebel nel 2001. 

La vicenda è ambientata a Santiago del Cile nella primavera del 1986. I protagonisti sono due: la Fata dell’angolo e Carlos. Lei, travestito passionale e canterino, vive nel suo mondo a colori, estraniata dalla realtà politica del suo paese che, già da diversi anni, si ritrova oppresso da una dittatura militare guidata dal generale dell’esercito Pinochet. Lui è un militante del fronte patriottico a caccia di un nascondiglio sicuro per le sue riunioni clandestine. Per amore, la Fata offre al ragazzo la propria soffitta, accetta le sue mezze verità e gli incarichi rischiosi necessari per la causa. 

Lui non prova lo stesso genere di sentimento, anche se, almeno in parte, si mostra comunque attratto da lei. I due, in seguito alle complicazioni dovute all’attentato organizzato da Carlos al dittatore, si perderanno per poi ritrovarsi… (non vi anticipo il finale, nel caso voleste leggere il libro!) 

L’incontro con gli attori è stato suddiviso in due parti: la prima, durante la quale venivano ricordati i principali fatti costituenti la trama dello spettacolo e si dava spazio alle riflessioni di chiunque avesse avuto la possibilità di assistere all’opera; e la seconda, nella quale due di noi (io tra questi) sono stati chiamati ad essere partecipi nel recitare una piccola parte di copione. 

Personalmente non ho assistito alla rappresentazione teatrale, ma nella prima mezz’ora sono emerse alcune considerazioni, che hanno dipinto lo spettacolo come stimolante e ricco di molti spunti di riflessione, però, allo stesso tempo, leggero e divertente, seppur ambientato in un contesto che di allegro aveva ben poco. La leggerezza è resa soprattutto dalla scelta di linguaggio degli attori (che a loro volta si sono rifatti a quello utilizzato nel libro di Lemebel), il quale, spesso e volentieri, si mostra scherzoso e “colorito” (a voi l’interpretazione). 

Nella seconda parte, invece, gli attori siamo diventati noi. Come anticipato precedentemente, io e un’altra ragazza ci siamo avvicinate alla webcam ( l’incontro era infatti da remoto) e abbiamo letto per più volte le stesse tre o quattro battute insieme ai veri attori, invitate ogni volta ad aumentare il grado di credibilità e partecipazione della nostra intonazione. 

Ovviamente tutti gli altri nel frattempo non si stavano girando i pollici: avevano il compito di creare l’atmosfera sonora della scena, tramite rumori e voci fuori campo. Eccone un esempio: 

ATTORE 1 “Una Santiago che si svegliava al suono delle pentole sbattute nei cortei (tutti battono le mani sui banchi), ai lampi dei black out, per i cavi elettrici scoperti, esposti alle catene, alle scintille.” 

ATTORE 2 “Poi il buio pesto, le luci di un camion blindato, i Fermo lì stronzo (gridato da una voce fuori campo), gli spari e le corse a perdifiato, come nacchere di metallo che frantumavano le notti di feltro. Quelle notti funeree, trafitte dalle grida, dall’incessante Cadrà, cadrà, cadrà (scandito tre voci fuori campo) e da tanti, troppi comunicati dell’ultimo minuto, sussurrati dall’onda sonora del “Diario de Cooperativa”. 

Devo dire che, a differenza di quanto qualcuno potrebbe pensare, non è facile come sembra leggere queste righe con la giusta attitudine e, a riprova di questo, si notava la notevole differenza qualitativa tra l’efficacia delle mie battute e quelle degli attori. 

Infine, a proposito di ció, gli ultimi dieci minuti sono stati dedicati ad alcune nostre domande più generali, proprio sul mestiere d’attore. Scoperta interessante: una di queste riguardava la gestione dell’ansia e, per assurdo, la maggior parte degli attori ha detto di aver intrapreso i primi corsi di teatro esattamente per imparare ad affrontare la propria ansia. 

In conclusione, dato quanto l’incontro è stato coinvolgente, direi proprio che mi sono pentita di non essere andata a vedere lo spettacolo…  

Olga Villa