felice?

Archivio articoli

26 marzo 2020

È mattina e mi alzo presto,
mi faccio svegliare dai primi canti,
dai primi “buongiorno”,
intonati dagli uccelli.
Mi chiedo: qualcuno è ancora felice?

Apro gli occhi lentamente,
e sorgo come il sole nel suo perpetuo moto.
Dentro la stanza il silenzio
Fuori un concerto.
Ed è bello sentire che qualcuno è ancora felice.

Spalanco la finestra,
stordito, quasi ferito dal silenzio delle mie pareti;
un passero mi vola sul davanzale,
saltella a poche dita dalle mie mani
e sono certo che lui sia ancora felice.

Non ho cibo da dargli, non ho parole da dirgli,
non sono così diverso dalle mura che mi abbracciano
che mi stringono così forte
che mi tolgono il fiato,
mi strappano l’anima.
E il passero è certo che io non sono felice.

Inclina il capo
e cinguetta: voliamo?
Il cielo è sereno,
il sole sbadiglia e sparpaglia i primi raggi.
E un nuovo giorno rinasce per essere felice.

Il silenzio della mia stanza allenta la presa,
gli sfuggo
o mi lascia sfuggire.
Tanto lui sa
che sto solo cercando di essere felice.

Il passero mi guida nella sua terra
in cui fioriscono nuvole,
in cui la libertà bacia Elios,
e in cui vi sono le porte di Ecate.
E io sono certo che posso essere felice.

E il silenzio ora è un ricordo
il canto una guida,
mentre il sole mi guarda io rinasco con lui.
Sono un suo raggio, mi spargo nel cielo.
E io sono certo che sto per essere felice.

Il passero mi guarda e saluta,
lui può proseguire oltre le porte del cielo:
quello è il suo mondo, è ciò che gli appartiene.
E io lo ammiro
sapendo che avrei potuto essere felice.

Ed ora che cado, il canto si innalza,
il buongiorno diviene un addio,
e il silenzio della mia stanza mi guarda triste,
pare sapesse
che io non avrei potuto essere felice.

Perché chi vuole il cielo
deve prima saper volare;
ma io non sono o meglio,
non ero,
che una lacrima che voleva essere felice.

Astrologo Caldeo