(riflessione sui pensieri di Etty Hillesum)

Dopo tutte le notizie che sentiamo ogni giorno ai telegiornali, mi chiedo: è possibile amare l’umanità? Amare ogni singolo uomo, anche coloro che distruggono vite? Siamo in grado di amare una sola persona, ma di amarle tutte, senza distinzioni?
Ho sempre pensato di poter amare una sola persona, ma crescendo ho visto che in realtà mi è capitato di amare più di una volta. Amore esiste sotto varie forme e dimensioni; amare significa volere il bene dell’altro, anche se non è in linea con i nostri desideri. Fratellanza, amicizia, generosità, protezione sono Amore.
Se la pensiamo in questo modo, allora sì, si può amare l’umanità; ma se parlassimo invece del voler passare il resto della nostra vita con una sola persona?
“L’amore per una persona è soltanto amore per se stessi” scriveva Etty Hillesum nel suo diario e la “me” di qualche anno fa non sarebbe stata d’accordo. Ma, ragionando, ho notato come, nella maggior parte dei casi, ci innamoriamo di persone in cui rivediamo noi stessi. Oppure amiamo perché vogliamo che quell’amore ci ritorni indietro. O forse significa che amiamo colui che terrà il nostro cuore al sicuro?
Ma c’è pure chi ama l’impossibile, l’irraggiungibile, la tempesta; e questo come si spiega? Anche queste persone cercano amore per se stessi, paradossalmente, perché desiderano che queste emozioni violente risveglino il loro animo. E allora, forse sì, l’amore per una sola persona è cosa egoistica, ma anche necessaria.
Che c’è di male se amassi tutti, ma desiderassi un solo uomo? E non credo si tratti di possesso, come direbbe Etty, ma di come siamo fatti per natura. Credo nel mito di Aristofane, secondo cui all’origine gli esseri umani erano formati da quattro braccia e quattro gambe ed erano talmente invincibili e potenti che Zeus decise di dividerli in due. Da lì in poi ogni uomo è alla ricerca della metà perduta, per tornare ad essere felice: “rivolgendomi ad ogni uomo e ad ogni donna, dico che veramente il nostro genere diverrebbe felice, se cercassimo di portare a compiutezza il nostro amore, ritrovando ciascuno il proprio amato e ritornando così all’antica natura”. Sì, è amore per noi stessi, perché l’altra metà è noi.
E durante la vita capita di confondere un’altra metà con la nostra autentica metà, magari perché si incastra, anche questa, alla perfezione nel nostro puzzle; poi ci accorgiamo che le due metà rappresentano due disegni diversi e allora bisogna lasciare andare.
Non dico che da soli non staremmo bene, ma che, ricongiunta all’altra parte di me, avrei un altro tipo di felicità.
L’uomo è fatto per relazionarsi; amare l’intera umanità è un dono e se lo facessero tutti vivremmo in un posto migliore. Ma non bisogna giudicare chi vuole amare anche se stesso, ritornando all’origine.
Una ragazza alla ricerca dell’altra metà.