Caro diario,
in questi ultimi giorni mi sento decisamente nostalgica: circa un anno fa avevo appena festeggiato i miei diciotto anni con tutti i miei amici, con una buona torta e tra tanti balli e sonore risate… quanto mi mancano tutte queste cose! Non mi sembra vero che sia trascorso un intero anno!
Vorrei tanto poter indossare ancora un bel vestito e uscire la sera, senza coprifuoco, per divertirmi con gli amici e lasciarmi trasportare dalla musica e dalla gioia, quella stessa gioia di vivere che il celebre Matisse rappresenta nelle sue opere.
Nella produzione pittorica dell’artista, infatti, l’esaltazione cromatica è abbinata a un ritmo incalzante, insegnamento a guardare alla vita con l’ingenuità di un bambino, per godere e vivere appieno ogni istante, prezioso e irripetibile nel suo genere.

Uno dei suoi più conosciuti dipinti è La danza, che rappresenta un tema spesso ricorrente nella storia dell’arte. Ciò che più sorprende è l’esplosione di colori, il rosso, il verde e il blu, che irrompono decisi sulla tela: nonostante siano stesi attraverso delle campiture piatte, la tridimensionalità e il movimento non mancano grazie a una linea di contorno marcata e sintetica.
Questa “danza” vuole esprimere simbolicamente un dettaglio della vita quotidiana, che fino a un anno fa tutti quanti davamo per scontato: si tratta di un grande abbraccio universale, in un’armonia che esprime continuità ciclica, destinata perciò a ripetersi continuamente.
Matisse, quindi, non ha dipinto un oggetto materiale, ma il sentimento e l’emozione che vengono suggeriti dalla contemplazione di questo: noi, osservando questi giovani danzare, siamo colti da quel senso di spensieratezza tipico di un normale sabato sera, di cui tanto sentiamo la mancanza.
È evidente come il tempo trascorso sia purtroppo irrecuperabile: sembra una banalità, ma tutti hanno desiderato, almeno una volta della vita, di avere un bottone da premere per tornare indietro e cambiare anche solo una piccola cosa. Il vero problema è che non si può. So bene come sia difficile e triste questo sentirsi impotenti di fronte al tempo, il non essere pervasi da quella felicità tipica della normalità, ma non è forse vero che “la felicità sta nelle piccole cose”?
Forse che sia solo necessario sorridere più spesso e apprezzare chi e che cosa ci circonda, nei suoi più piccoli e meravigliosi dettagli?
Giobre