Quando il sole fu alto a mezzo il cielo d’un giorno freddo, un vecchio santo scese dalla montagna dove aveva la sua baracca e non vide ciò che aveva visto alla salita: fiori, ruscelli e foreste. Poco dovette camminare, che subito trovò una folla d’uomini e vi s’appressò.

Disse loro: “Questo vi chiedo: come potete, voi, amare – il moderno?
Come potete, voi, non vedere in ogni più minuto vostro appetito soddisfatto – l’infinita montagna di cause che l’hanno generato, e che continuano tutt’ora, e che sempre continueranno a generarlo: di oscene cause?
Scrissi, tempo fa, questo: vedo alberi cadere e rami esser tagliati ovunque. Vedo i boschi esser sporcati e uccisi e agonizzare, li vedo esser violentati, e le loro carcasse venir messe al rogo. Vedo grandi radici che si sbracciano all’aria, e le tane delle bestie esser distrutte. Vedo il cielo farsi grigio e sgradevole all’olfatto. Tutto questo vedo, e chiedo: a che? E nel noce e nell’ontano abbattuti le idee e tutte le passioni vi sento, e tutte le velleità e grandezze degli uomini che vengono uccise, estirpate, bruciate, tagliate sempre: vi vedo la morte degli ideali, e la supremazia del progresso. Ora, mentre parlo, il mio ribrezzo è migrato fino a un’altra fonte: adesso poco m’importa di voi e del vostro volere e della vostra virtù, quando vedo la natura – spezzarsi. A meno che voi, il vostro volere e la vostra virtù egualmente vediate la natura – spezzarsi.
Ogni possibilità di redenzione inevitabilmente nasce e s’estingue con l’avvento della società della tecnica – da che redimersi, altrimenti? Dunque, io vi dico: iniziate a non favorirla – la rivoluzione industriale è stato il più grande assassino che potesse sopraffarci; io vi dico: non favorite questo assassino – potete ancora farlo, siccome esso è ancora, e ancora sarà infinite volte.
Scuotetevi di dosso questo vostro interesse feroce che vi prende talvolta: esso altro non è che volontà di autoconservazione.
Scuotetevi di dosso questo vostro vedere e questo vostro mutilo volere – è così da uomini!”
Sento rumori terribili fin da quando il disco rosso dell’aurora m’illumina la fronte: sono i rumori dei vecchi. È come se questi si svegliassero il mattino ogni volta dopo lungo torpore e, constatando la propria incapacità di far bellezza, prendessero a muoversi e ad agire sguaiatamente, animati solo dalla loro superstizione. Dunque: voi, vecchi, che amate il moderno e la vostra superstizione – amate, almeno un poco, i vostri figli!”
Ma la folla alla quale parlava il vecchio santo era fatta di polvere e fango: troppo lui s’agitava e urlava straziato per della polvere e del fango!
Pietro Locci