cosa fai dopo le superiori?

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17 aprile 2019

Verde come la libertà di... scegliere il nostro futuro?
Si sono da poco aperte ai maturandi le porte degli atenei per sostenere i test d’ingresso. E voi? Chi è ancora indeciso su cosa fare del proprio futuro?
Provate a schiarirvi le idee con questo articolo in cui abbiamo intervistato 4 ex-studenti del Bachelet, ora universitari, che ringraziamo caldamente per la disponibilità.
Il Bachelet sente la vostra mancanza!

DOMANDE

  1. È possibile usufruire di crediti scolastici?
  2. Riuscite a conciliare i vostri impegni personali con lo studio?
  3. Come avete scelto il corso giusto per voi? È stato difficile?
  4. Quali piattaforme avete usato per informarvi sulle diverse facoltà?
  5. Vale la pena frequentare un’università? Si hanno davvero più possibilità di trovare lavoro?
  6. Quanto tempo impiegate per preparare un esame?
  7. Quali differenze hai trovato rispetto alla scuola superiore?
  8. Cosa ti aspetti una volta uscito/a dall’università?
  9. Pensate mai di ritirarvi?
  10. Eravate sicuri al 100% della vostra scelta o avevate un dubbio però alla fine avete capito di aver scelto il corso giusto?
  11. Hai qualche curiosità interessante o consiglio riguardante l’università?

VALERIO ROCCA

1° anno di Scienze Statistiche Economiche presso Milano-Bicocca.

1) Il sistema universitario è basato sui CFU (Crediti Formativi Universitari, ciascuno dei quali corrisponde a 25 ore di studio), che però sono molto diversi rispetto ai crediti scolastici. L’unica analogia che vedo è che in certi corsi di laurea è possibile conseguire qualche CFU in modo “alternativo”: partecipando a particolari attività extracurricolari, seguendo in Erasmus corsi non facenti parte del proprio percorso di studi.

2) Sì, anzi, se fossi in grado di gestire meglio il mio studio avrei più tempo libero ora rispetto alle superiori (parlo da ex studente liceale). L’autonomia che dà l’università permette di utilizzare al meglio il proprio tempo, seppur il carico di studio è considerevolmente maggiore.

3) Ho cercato i corsi di laurea sui siti dei rispettivi atenei e ne ho letto le informazioni generali, il piano di studi e le prospettive per le lauree magistrali e per il mondo del lavoro. E ho partecipato a vari Open Day. Non è stato particolarmente difficile.

4) Principalmente il sito della Bicocca e il sito del mio specifico dipartimento.

5) Il problema di noi giovani nel prossimo futuro sarà l’automazione. I lavori manuali o ripetitivi (per esempio operai e impiegati semplici, ma anche avvocati, contabili e commercialisti) verranno sostituiti a breve da macchine e algoritmi. E non sono io a dirlo, ma varie organizzazioni internazionali (per dirne due, OCSE e WEF). Un consiglio? Informatevi sulle possibilità lavorative a lungo termine relativamente sia al vostro diploma, sia alla laurea che intendete conseguire. Lascio il link ad un video sull’argomento che vi consiglio assolutamente di guardare (ci sono i sottotitoli in italiano): https://youtu.be/7Pq-S557XQU

6) Cerco di studiare giorno per giorno, per poi recuperare gli argomenti in modo “intensivo” durante la sessione di esami. Comunque, si trova il tempo per uscire di casa anche in sessione.

7) Mi ha colpito molto l’autonomia lasciata agli studenti, in tutti gli ambiti: preparazione per gli esami, scelta dei libri di testo, partecipazione ad attività extracurricolari. Sicuramente l’università responsabilizza, ed è un bene.

8) Dopo la triennale penso di continuare con la magistrale in Data Science. Finita anche la magistrale, penso di trasferirmi all’estero a lavorare, visto che in Italia gli stipendi per quello che studio sono molto più bassi.

9) Più che ritirarmi, di cambiare corso. Ma penso che sia perché, essendo al primo anno, si trattano gli argomenti ancora in modo poco specifico.

10) Non ero totalmente sicuro, ma penso che sia normale quando non si ha un obiettivo specifico che si vuole raggiungere in ambito lavorativo. Se siete indecisi, a maggior ragione considerate quello che ho scritto nella domanda 5.

11) – Se siete al di sotto di una certa soglia di reddito e siete usciti almeno con 70 dalla maturità (era così l’anno scorso, magari quest’anno cambia), avete diritto ad una borsa di studio regionale. Inoltre, esistono anche le borse di studio di Ateneo, però penso che la modalità di assegnazione dipenda dall’università che frequenterete.

– Non per tutte le facoltà è necessario comprare i libri di testo. Io, per esempio, studio dalle dispense lasciate dai professori, dagli appunti delle lezioni e dai libri da noleggiare nella biblioteca della Bicocca.

VITTORIO MONTANELLI

1° anno in Ingegneria dei materiali e nanotecnologie.

1) Se con crediti scolastici si intendono, come alle superiori, dei punti extra nel voto di fine anno dovuti alle attività extrascolastiche, allora no. Il merito è comunque premiato tramite “la lode” negli esami.

2) Dipende, le ore di lezione non sono tantissime; ciò che occupa gran parte del tempo è il viaggio tra casa e università che per alcuni (per esempio me) può durare fino a due ore tra autobus treno e metro. Se ci si organizza, prendendo bene gli appunti e studiando sul treno, quando si torna a casa si è completamente liberi di fare ciò che ci piace. Io personalmente suono in diversi gruppi musicali e ogni sera ho prove con uno diverso. È difficile mantenere questo ritmo per tutta la settimana poiché si finisce quasi sempre a tarda notte, ma è una cosa che mi piace fare e quindi vale la pena sopportare la stanchezza.

3) La scelta del corso è qualcosa di veramente importante che getterà le basi della vostra carriera lavorativa. Provenendo da un liceo scientifico, ero aperto a tutte le possibilità; tuttavia, mi resi conto di essere abbastanza “limitato” in certe discipline (quelle umanistiche) e di andare bene in altre come matematica, fisica, chimica. Non fu difficile dedurre che una facoltà di ingegneria sarebbe stata quella adatta a me; restava da capire quale ramo specifico. A questo punto diventarono determinanti gli interessi personali per alcuni temi: leggevo spesso riviste come “Focus” e “Airone” dove vengono spiegate, tra le altre cose, le ultime scoperte scientifiche e le loro possibili applicazioni negli oggetti di uso quotidiano per conferire nuove proprietà e migliorarne l’efficienza. Fu proprio questo lato “più pratico” e applicativo della scienza, l’idea di poter intervenire direttamente sulla materia e decidere cosa farle fare, ad interessarmi maggiormente e a suggerirmi la facoltà di Materiali.

4) Credo che la “piattaforma” che ho utilizzato di più per venire a conoscenza delle facoltà siano state le conferenze e gli Open day organizzati sia dalla Scuola che dalle Università. In secondo luogo Internet.

5) L’università ti insegna, nella risoluzione di un esercizio, ad arrangiarti e a riflettere su quello che stai facendo. Non ci sono numeri da inserire in formule imparate a memoria: per ogni problema bisogna saper ricavare un’equazione e interpretarla, saperla approssimare, affinché fornisca una spiegazione corretta del fenomeno. Questo approccio ai problemi, per quanto ne so, è ciò che si avvicina maggiormente a ciò che accade tutti i giorni nel mondo del lavoro ed è valido in generale per tutte le facoltà, anche non scientifiche. Quindi sì, vale assolutamente la pena iscriversi ad un’università.

6) Per ogni esame, in genere, due settimane di “studio matto e disperatissimo” , più qualche ora sui mezzi pubblici. Per fortuna capita solo due volte a semestre.

7) Le differenze rispetto alla scuola superiore sono tantissime, ne elenco tre che secondo me sono le più sostanziali. Gli orari delle lezioni, per esempio, potrebbero essere un po’ pesanti: il mercoledì inizio alle 8:15 e finisco alle 19:15 (11 ore!) ma ci sono delle lunghe pause tra le lezioni che in genere durano 2-3 ore ciascuna. Poi ci sono le aule: non si è mai fissi nello stesso edificio per tutto il giorno ma ci si sposta da una parte all’altra di Città Studi per seguire le varie lezioni. I compagni di corso, infine, oltre ad essere tantissimi (parliamo di 180-200 persone durante certi corsi), provengono un po’ da tutta Italia e, per questa ragione, inizialmente ci si sente un pochino spaesati per via delle differenze di accento, ma ci si abitua presto.

8) Sicuramente di trovare lavoro, probabilmente presso qualche grande industria, o magari di inventarmelo io il lavoro: brevettare qualcosa o fare ricerca, non escludo anche all’estero.

9-10) Qualche volta mi è sorto il dubbio di non potercela fare, soprattutto le prime settimane quando non si ha ancora preso bene il ritmo per cui ci si ritrova sempre indietro con lo studio e gli altri impegni, ma poi, con un po’ di organizzazione e una buona dose di forza di volontà, si ingrana la marcia e diventa tutto più piacevole.

11) Portare il minimo indispensabile perché nello zaino deve starci anche il pranzo. Consiglio di portare solo l’astuccio (con righello, penna e 1-2 matite colorate) e tutti i quaderni delle materie ma non i libri, su quelli studiate a casa solo se non avete capito un argomento dai vostri appunti.

12 extra) Il corso di ingegneria può essere frequentato da ragazzi che non fanno né fisica né chimica?

Sì, certo. Io ho un paio di compagni che vengono dal liceo classico: se la cavano piuttosto bene, però devono dedicare molto più tempo allo studio di uno studente proveniente da un liceo scientifico che ha già nell’orecchio certi argomenti di fisica e chimica. Inoltre, i professori considerano tutti gli studenti allo stesso livello (cioè “zero” conoscenze) e quindi spiegano le loro discipline partendo dai concetti più elementari.

LEONARDO RIGAMONTI

1°anno di Medicina presso Università degli studi di Milano.

1) No, non esiste un sistema di crediti simile.

2) Sì personalmente, anche se all’inizio è complicato trovare un equilibrio tra studio e impegni personali dato che è un ambiente nuovo e i ritmi cambiano. Sicuramente il tempo che dedico allo studio è aumentato, ma non vuol dire che non ci sia spazio per altro.

3) Ho scelto medicina per interesse verso questa scienza. Ero indeciso se intraprendere un percorso così lungo, ma lo studio per il test d’ingresso mi ha confermato che è il percorso giusto per me. Nella scelta universitaria consiglio di scegliere in base alla propria passione. La scuola superiore svolta conta poco, bisogna impegnarsi di più all’inizio dell’università ma le conoscenze necessarie si appianano nel giro di poco tempo.

3) Ho iniziato la scelta del percorso universitario escludendo tutto quello che non mi interessava, per quello la giornata di orientamento a Erba è stata utile. Io ero rimasto con due scelte, ingegneria e medicina, nella scelta mi hanno aiutato le giornate di open day in università e guardare i programmi dei corsi di studio. In certe università è possibile assistere a delle lezioni, consiglio di provare questa esperienza.

5) Parlando come studente di medicina sì, sia per la bellezza del corso sia per l’ambito lavorativo. Un medico in Italia troverà sicuramente lavoro e sarà ben retribuito data l’attuale carenza di medici. Anche all’estero il lavoro non manca e la retribuzione è maggiore che qui.

6) Il tempo impiegato nella preparazione di un esame è relativo all’esame stesso, non ci sono orari precisi. Per dare una idea: l’esame più difficile che ho dato fino ad ora è stato istologia, per il quale ho studiato qualche ora al giorno per un mese e 4-5 ore al giorno le ultime due settimane. Invece per chimica, dato che la preparazione alle superiori è stata buona, mi è servita solo una settimana.

7) Innanzitutto, l’ambiente cambia. Si è in molti più studenti, i professori sono più distaccati ma sempre disponibili ad aiutare in caso di necessità. I corsi sono liberi (a parte in certe università) perciò si può gestire meglio il tempo. Non ci sono verifiche ogni settimana, quindi l’organizzazione dello studio è diversa e bisogna sapersi gestire, nessuno dice quando iniziare a studiare o come prepararti.

8) Mi aspetto di passare alla specializzazione ed iniziare il percorso da specializzando, cosa non scontata dato il ridotto numero di posti. A fine di tutto, mi aspetto di trovare lavoro in un ambiente che mi piaccia e che sia ben retribuito, non importa se in Italia o all’estero.

9) Assolutamente no, sono entrato convinto della mia scelta, però ho visto alcuni compagni andarsene perché hanno capito di non essere realmente interessati. Non c’è nulla di male, si fa sempre in tempo a cambiare percorso.

10) All’inizio ero indeciso tra ingegneria e medicina, ma – come ho scritto prima – mi sono chiarito le idee mentre studiavo per il test. Mentre aspettavo i risultati di medicina ho frequentato per tre settimane ingegneria, e hanno confermato la mia idea di partenza.

11) Consiglio di scegliere l’uni senza aver paura di non esserne in grado o di aver scelto quella sbagliata, si fa sempre in tempo a cambiare. Per il resto credo di aver scritto nelle risposte precedenti altre informazioni utili.

LETIZIA GALLI

1° anno di Design della moda presso Politecnico di Milano.

1) Non esiste un sistema simile.

2) Se è qualcosa che riteniamo importante e a cui teniamo particolarmente, il tempo lo si trova. È possibile conciliare studio e impegni personali, magari qualche sacrificio in più è necessario, gli orari dell’università non sono sicuramente quelli delle superiori. 

3) Ho semplicemente scelto ciò che mi piaceva. Questo però non implica che sia stato facile decidere, i dubbi ci sono sempre, i consigli sono tanti e le opinioni arrivano da chiunque, anche se non richieste. Ho scelto pensando a come mi immagino la vita che inizierò tra qualche anno e a quale lavoro potrà darmi soddisfazioni, non solo in termini economici (nonostante si dice di scegliere ciò che piace tutti ci pensiamo ed è giusto così) ma anche e soprattutto in termini personali. L’obiettivo è dedicare parte della mia vita a qualcosa che davvero sia fonte di interesse, ispirazione e gioia, in grado di rendere fatica e sacrifici molto più leggeri.

4) Al di là del sito web associato al corso, meglio delle piattaforme è stato chiedere ad altri studenti o altre persone che hanno frequentato la mia stessa facoltà; agli open day soprattutto ci sono molti ragazzi a presentare i corsi e, secondo me, rappresentano la risorsa migliore, sarebbe un peccato non sfruttarla per informarsi.

5) Sì, vale la pena fare l’università e sì, si hanno davvero più possibilità di trovare lavoro nell’ambito scelto (soprattutto se alle superiori si è frequentato un liceo). Ciò non implica ne dà la certezza di avere un lavoro migliore di qualcuno che non l’ha frequentata, ma non penso sia questo il punto della questione. Si sceglie di frequentare l’università perché ci interessa un certo ambito, perché ci appassiona e perché vogliamo approfondirlo, un lavoro migliore e maggiori opportunità verranno di conseguenza.

6) Non ho una tempistica precisa, posso dire però che studiare e lavorare cercando di tenersi in pari con lezioni e consegne è un buon modo per evitare di relegarsi in casa le settimane prima degli esami (cosa che probabilmente succederà ugualmente). Sicuramente è molto d’aiuto anche capire quanto impegno richiede un esame e organizzare di conseguenza il tempo di studio.

7) Indubbiamente gli orari, alle superiori in 5 minuti di macchina ero a scuola, ora 5 minuti mi servono per fare dalla stazione al Politecnico a piedi, in più va aggiunto il viaggio in treno e il fatto che è possibile avere anche otto ore di lezione al giorno. Ovviamente tutto poi dipende dalla facoltà che si frequenta ma in generale il tempo libero è minore e organizzarsi è più difficile. D’altra parte non si ha la continua tortura di interrogazioni e verifiche ogni settimana, con la fine di ogni sessione si ricomincia con nuove materie. 

8) Spero di poter trovare un lavoro ed un ambiente che possano soddisfarmi e probabilmente di fare ancora tanta fatica.

9) No, non ne sento la necessità e non avrei nessuna valida prospettiva futura se mi ritirassi.

10) No, penso sia normale dubitare ed è indice del fatto che la decisione viene presa seriamente e con attenzione. In realtà anche ora qualche dubbio rimane, ma penso che essere completamente sicuri delle proprie scelte sia davvero raro e difficile.

Laura Arosio, Ani Shuleva e Sara Omercic,
con la collaborazione di Valerio Rocca.