
Il genere d’avventura è ormai un classico tra i ragazzi più giovani. Tra svariati romanzi, più datati e moderni, ce ne sono alcuni che emergono per la loro capacità di far immedesimare il lettore. Tra questi è significativo il romanzo “Il Signore delle mosche” di William Golding.
Un aereo che precipita, un gruppo di ragazzi senza adulti, un’isola sperduta nel nulla. Questi sono gli ingredienti essenziali che permettono al romanzo di Golding di trasportare il lettore nella mente dei personaggi.
Sembra un classico, eppure le insidie non si trovano sull’isola deserta, bensì dentro l’animo umano.

TRAMA
Un gruppo di ragazzi inglesi sopravvivono su un’isola deserta dopo la caduta dell’aereo su cui viaggiavano.
In questo gruppo tre soggetti si differenziano dagli altri per le loro caratteristiche: Piggy, grassottello e impacciato, spicca per la sua razionalità e la capacità di pensare rettamente; Ralph, il più autoritario, è presente per tutta la durata della narrazione e intorno a lui si costruisce il romanzo; Jack, capo di un gruppo di ragazzi che erano coristi, istintivo ma desideroso a sua volta di essere un leader, può essere considerato una sorta di antagonista.
Dopo essersi incontrati e aver discusso in assemblee convocate sulla spiaggia, i ragazzi cercano di organizzarsi proponendo la nomina di un capo, che sarebbe stato eletto dalla maggioranza dei voti. Con la disapprovazione di Jack, è Ralph a essere eletto, lui che si era distinto per la sua capacità di parlare, di infondere fiducia e soluzioni concrete. I dissapori porteranno i coristi a separarsi progressivamente dagli altri, formando un nuovo gruppo, privo di regole, che sarà governato dall’istinto del suo nuovo capo: l’interesse principale sarà la caccia, l’inseguimento di animali e la loro uccisione, anche per esorcizzare la paura dovuta alla fame e all’aggirarsi di inquietanti presenze, soprattutto di notte.
Ciò comporterà una climax di ingiustizia e violenza, che culminerà con l’isolamento di Ralph, sempre più emblema della ragione e delle regole, e l’uccisione di alcuni importanti personaggi.
L’intera trama gira attorno alla condizione in cui si trovano i ragazzi: la mancanza di vere e proprie regole, la paura e il male che si aggirano per l’isola, le insoddisfazioni di alcuni e la necessità di trovare un modo per sopravvivere e salvarsi fanno sì che l’irrazionalità prenda il sopravvento sul pensiero e sul ragionamento razionale.
Insomma, una vita senza regole e senza adulti, nella più completa libertà, sfocia in una situazione incontrollabile in cui l’essere umano manifesta istinti aggressivi e violenti. Nemmeno i bambini ne sono immuni.

SIMBOLISMO E SIGNIFICATO
Nel romanzo compaiono numerosi simboli con altrettanti significati, tra cui:
- Conchiglia: nelle assemblee chi tiene in mano la conchiglia ha il diritto di parola, dunque questo simbolo rappresenta la democrazia e l’ordine;
- Fuoco: il fuoco viene usato dai ragazzi come segnale per farsi notare da eventuali navi o chiunque passi nei dintorni dell’isola ed è quindi simbolo di speranza; intorno al fuoco, infatti, nascono le liti più feroci tra chi lo vede come elemento di salvezza per il futuro o solo uno strumento per cuocere il cibo.
- Occhiali di Piggy: sono lo strumento utilizzato dai ragazzi per accendere il fuoco, rappresentano la razionalità; Piggy è un ragazzo che viene da subito preso in giro per la sua diversità (è goffo e piuttosto grasso); ma i suoi occhiali lo rendono speciale.
- Mostro: è in realtà un paracadutista morto e simboleggia l’irrazionalità in quanto è semplicemente frutto della paura e dell’immaginazione dei ragazzi;
- Testa della scrofa: è il “Signore delle Mosche” e simboleggia il male che è in realtà dentro ognuno. La scrofa viene uccisa dai “Cacciatori”; la testa viene infilzata su un bastone e diventa un dono per allontanare il “Mostro” che i ragazzi pensano di vedere di notte.
- Volti dipinti: permettono ai ragazzi dal gruppo di Jack di rendersi irriconoscibili e rappresenta il soffocamento della coscienza e la loro involuzione morale. I volti dipinti costituiscono una sorta di maschera che nasconde la vergogna quando compiono azioni terribili. I volti dipinti rappresentano la dinamica della deresponsabilizzazione dei singoli dentro un gruppo
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