A PASSO D’UOMO di Mattia Miraglio
Quante volte vi è capitato di sentirvi soli, vuoti, inutili? Quante volte vi è capitato di non riuscire vedere il traguardo della corsa, la luce in fondo al tunnel, o peggio, di non capire nemmeno se la corsa, o il tunnel, fossero i percorsi adatti a voi? È un dubbio prettamente umano e tutti ce lo siamo posti almeno una volta; generalmente si tratta di una congettura temporanea, che non affligge i pensieri tanto da diventare una mania. Nel caso in cui esso sia persistente, il passo immediatamente successivo consiste nel trovare una soluzione. Alcuni la trovano nell’alcool, nelle droghe o nei vizi, mentre altri la trovano nel girare il mondo a piedi.
Mattia Miraglio, classe 1988, per lungo tempo ha maturato la drastica decisione, culminata con la tanto attesa partenza, nell’aprile del 2014. L’ itinerario originale prevedeva oltre 50000km, tutti da percorrere rigorosamente a piedi, salvo tratte nelle quali il trasporto risultava indispensabile. Dopo la partenza da Savigliano, in provincia di Cuneo, il tragitto prestabilito prevedeva il passaggio nei paesi dell’Europa orientale e l’attraversamento di Asia, Oceania, Africa e Americhe.
Fortunatamente, durante il percorso, Mattia non è mai stato realmente solo: oltre ai numerosi compagni conosciuti in viaggio, era in costante compagnia del suo carrellino, una sorta di “casa portatile”. Inoltre, anche la famiglia lo ha seguito costantemente, nonostante fosse lontana migliaia di chilometri; il suo amore, Giulia, lo ha raggiunto varie volte nel corso del suo viaggio, come durante le sue soste ad Istanbul e a Nuova Delhi. Ogni incontro è stato contemporaneamente un momento di incommensurabile felicità e di tragico abbattimento. Perché Giulia è stata la sua fonte di contentezza, il suo angelo custode che lo ha guidato durante il viaggio, anche quando non è stata presente fisicamente, ma ha rappresentato anche una tentazione che ha provato la solidità dei propositi di Mattia nel vincere la sua personale sfida, inducendolo a resistere alla lontananza.
Ma l’amore non è stato l’unico ostacolo che il giovane ha dovuto fronteggiare: l’allontanamento dalle comodità e dalle abitudini della monotonia che lo aveva accompagnato negli anni precedenti è stata una delle difficoltà maggiori, nonostante l’assidua volontà di affrontarla. Il perseverare di fronte alle avversità, infatti, è stato l’elemento che ha permesso a Mattia di non darsi per vinto e di convincersi che il cambiamento era veramente ciò che aveva desiderato. Ciò gli ha permesso di immedesimarsi in culture completamente diverse dalla sua, di esplorare con coinvolgimento ciò che meno gli apparteneva; in altre parole, oltre ad averlo formato considerevolmente, gli ha consentito di diventare un cittadino del mondo.
Sfogliando le pagine del libro, molto scorrevoli e ricche di immagini, per catturare anche il lettore meno attento, è possibile percepire il sudore e la fatica dell’avventuriero come se fossimo stati noi stessi ad intraprendere il viaggio. Il libro non è solo un racconto di una esperienza, di una serie di vicissitudini che hanno formato un uomo, ma è un invito. Non un invito finalizzato a compiere la medesima esperienza, ma ad acquisire la stessa consapevolezza che il protagonista ha provato. È un invito a spogliarsi della propria muta, costituita da abitudini, e vizi per rinnovarsi e raggiungere la conoscenza. La conoscenza di se stessi e del mondo, che sembrano diametralmente opposte, ma che in realtà sono molto più simili di quanto uno si possa aspettare.

GIORGIO SCIANNA; LA REGOLA DEI PESCI
“Adesso deve solo seguirci, seguire la nostra traiettoria come fanno i pesci dentro i banchi quando sono in difficoltà. Si chiama schooling, l’abbiamo studiato in scienze, è quella cosa per cui i pesci riescono a muoversi tutti insieme senza scontrarsi e senza perdere nessuno. Basta fidarsi del movimento degli altri. È questa, la regola dei pesci.”
“In natura la regola dei pesci è di aggregarsi in gruppi, all’interno dei quali ogni singolarità perde le proprie caratteristiche individuali per adottare quelle di una personalità collettiva. I pesci si aggregano per risposta immediata a un potente stimolo esterno capace di indurli verso un’unica direzione. Perché basta fidarsi del movimento degli altri. Ma se è vero che l’unione fa la forza, seguire un gruppo a volte può rendere solo più fragili.”
“La regola dei pesci”, libro di Giorgio Scianna, raccolta la storia di quattro compagni di classe, che partono per un viaggio alla volta di Kos, nell’estate prima dell’ultimo anno di liceo. Tuttavia, invece di tornare a casa fanno perdere le loro tracce. Che fine hanno fatto i quattro ragazzi? Perché quei banchi vuoti? Dopo la vacanza nessuno sa più niente di loro. I genitori si riuniscono settimanalmente, ma continuano a non avere notizie riguardanti i loro figli, sino a quando uno di loro, Lorenzo, ricompare improvvisamente. Lorenzo non parla, non racconta niente. Lorenzo non può parlare, perché tra lui, Roberto, Ivan e Anto c’è un patto, e lui non può, non vuole tradirli. Il lettore invece è più fortunato, l’io narrante è Lorenzo, che racconta cosa ha portato quattro ragazzi come tanti a voler affiliarsi ai gruppi islamici in Siria. Cosa li spinge allora a fuggire verso il confine siriano, verso il terrore di una realtà percepita a distanza attraverso video di propaganda online? Cosa li spinge a credere che una comunità jihadista, molto più simile a una caserma che a un campus, possa dare nuovo senso alla loro esistenza? Il romanzo affronta un tema inquietante, incomprensibile e spaventoso. Il tema è quello dei foreign fighters, i combattenti che hanno lasciato il proprio paese di origine per unirsi a gruppi armati in teatri di guerra all’estero.
La scrittura è semplice, diretta, fatta di dialoghi e sceneggiature costruite in maniera cinematografica, i capitoli sono brevi ma carichi di tensione. È un mix fra racconto di formazione e thriller, ti lascia incollato fino alla fine.
Scianna con La regola dei pesci parla a tutti. Parla ai giovani, della realtà che li circonda, della vulnerabilità, della confusione e della voglia di fare qualcosa che cambi l’esistenza, del bisogno di avventura. Parla ai genitori dell’importanza di ascoltare i giovani, che seppur silenziosi, chiedono aiuto.

F***ING GENIUS, di Massimo Temporelli
Nel corso di questa recensione cercherò di analizzare tutti i diversi aspetti che compongono il libro, dall’autore allo stile, dal concept ai dati tecnici e tutto ciò che sta nel mezzo.
Scheda tecnica
– Autore: Massimo Temporelli
– Editore: HarperCollins Italia
– Data di uscita: 2020
– Genere: Raccolta di biografie
– Numero di pagine: 377 (esclusa la bibliografia)
Autore
Massimo Temporelli, nato a Milano nel 1973, da 25 anni si occupa della diffusione della cultura scientifica, tecnologica e dell’innovazione. Si è laureato in Fisica all’Università di Milano e nel 2000 ha ottenuto una borsa di studio presso l’azienda ST Microeletronics con cui ha sviluppato percorsi scientifici nel Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia del capoluogo lombardo. Ha lavorato al museo per dieci anni, e dal 2010 è libero professionista e imprenditore, svolgendo lavori di consulenza per aziende e speech su innovazione e cultura digitale. Ha partecipato a quattro eventi TED: nel 2012 a Firenze come speaker, nel 2017 a Bergamo come cerimoniere, nel 2020 a Torino come speaker e infine nel 2021 cerimoniere a Barletta. Nel frattempo ha prodotto diversi lavori editoriali, quali “Storie e cultura della televisione” (Mondadori, 2013), “Il codice delle invenzioni. Da Leonardo da Vinci a Steve Jobs” (2011), “La Banda di Via Panisperna” (2013), “4 punto 0, fabbriche, professionisti e prodotti della Quarta rivoluzione industriale” (2017) e altri.
Durante la sua vita ha ricevuto anche premi, tra cui il “Federico Faggin Innovation Award”, vinto nel 2016, e il “Campione d’Innovazione” nel 2020.
Concept
F***CKING GENIUS prende vita da un popolare podcast reperibile, ad esempio, su Spotify che prende il nome di “Fottuti Geni”. Il concept è dunque semplice: come afferma lui stesso nell’introduzione, Massimo Temporelli ha selezionato tra i numerosi episodi della serie gli 8 geni che interpretassero al meglio una delle tante sfaccettature del perfetto innovatore, arrivando così a stilare una lista degli attributi che un genio perfetto dovrebbe avere. Nessuno tra i personaggi storici trattati li ha tutti e 8 – alcuni ci vanno vicini – ma ciò che è importante per l’autore è consegnare al lettore la possibilità di imparare dai più grandi, di apprendere una lezione per migliorarci, perché, come lui afferma, “ognuno di noi può ambire a diventare, se non un genio, almeno un buon innovatore”.
Approccio alla lettura
Considerando l’importante componente didattica del libro, è necessario presentarsi alla lettura con un atteggiamento di curiosità, interesse e voglia di imparare. Attenzione però: non si sta parlando di insegnamenti prettamente sul piano scientifico e tecnologico, bensì di lezioni morali, di scelte, di valori, di vite da cui si può trarre qualcosa: due delle 8caratteristiche fondamentali di un innovatore perfetto sono l’autodeterminazione e la caparbietà, e da ciò si capisce quindi come dalle pagine di questo libro emergano anche e soprattutto lezioni di vita.
Stile
Come già sottolineato in precedenza, F***ING GENIUS è stato creato sulla base di un podcast, e questo ne determina lo stile, che risulta essere molto scorrevole, con espressioni colloquiali, sequenze quasi discorsive, ritmo veloce e mai noioso anche nelle descrizioni delle vite dei personaggi, ampia scelta lessicale, riferimenti a testi e opere esterne tra cui delle lettere dei geni stessi, considerazioni personali dell’autore, piccoli insegnamenti morali inseriti qua e là nella narrazione. Tutti questi ingredienti danno come esito una lettura davvero piacevole e rilassante , ma allo stesso tempo attenta e curiosa.
Parola chiave: innovazione
Una delle parole chiave del libro è sicuramente innovazione, in quanto esso si sviluppa a partire da questo concetto. Ma cos’è l’innovazione? Stando a ciò che emerge dalle parole dell’autore, l’innovazione è un processo difficile e ostacolato che porta a una rivoluzione ideologica, commerciale, scientifica, tecnologica e chi più ne ha più ne metta. Scrive Temporelli nella conclusione: “ogni nuova tecnologia inventata ha trasformato il nostro mondo, cancellando tradizioni e vecchi modi di comportarsi e vivere, per proporne di nuovi e migliori, o più adatti.”. Desidero soffermarmi brevemente su una parola: tradizioni. Un filo conduttore che ho notato nella maggior parte delle 8 storie è stato quello dell’uscita dal normale, del rifiuto del pensiero tradizionale, del porsi obiettivi che agli occhi di tutti sembravano irraggiungibili. Ecco, forse questo è l’insegnamento più grande che si può trarre da questo libro: mai accontentarsi della normalità, mai sottostare alle tradizioni, mai essere schiavi dell’opinione pubblica se si vuol essere innovatori, se si vuole cambiare il mondo. Pensiamo a Isaac Newton, che ha visto le sue idee criticate più e più volte da illustri nomi nel mondo della scienza dell’epoca, ed è comunque considerato padre della fisica classica e dell’analisi matematica. Lui è riuscito, ovviamente non senza difficoltà, a vincere le critiche e il suo carattere chiuso e scontroso per diffondere le sue innovazioni.

MORGANA – STORIE DI RAGAZZE CHE TUA MADRE NON APPROVEREBBE
Dieci sono le donne che le autrici Michela Murgia e Chiara Tagliaferri raccontano in questo libro di genere biografico. Donne audaci, controcorrenti, anticonformiste e che farebbero di tutto, anche ciò che agli occhi altrui risulta impossibile, per diventare ciò che vogliono e per arrivare in cima ai loro sogni ambiziosi, smontando pregiudizi sessisti e pensieri misogini radicati nella società umana ormai da secoli.
Moana Pozzi, Caterina da Siena, Moira Orfei, Grace Jones, le sorelle Brontë, Tonya Harding, Marina Abramovic, Shirley Temple, Vivienne Westwood e Zaha Hadid sono le donne che vengono raccontate nel volume. Tutte le personalità di queste dieci icone femminili possono essere racchiuse in una unica, quella di Morgana: . Figura già presente secoli fa nella letteratura (la si incontra infatti nel ciclo bretone di re Artù), ella diventa ora la madrina di tutte le donne – le Morgane – di cui questo libro ci parla. Esse si ritrovano a combattere contro un nemico che le accomuna tra loro, ossia la sindrome di Ginger Rogers: credenza per cui, se sei una donna e desideri fare le stesse cose degli uomini, tutti si aspettano che tu le faccia in un modo migliore e più impressionante, costringendoti a faticare e a impegnarti maggiormente. La società ha continuamente imposto e continuerà a imporre limiti alla libertà femminile, ma ogni volta una Morgana è riuscita a rivoluzionare e a distruggere queste barriere mentali, che sono esclusivamente frutto di misoginia e sessismo.
Punti di forza di questo libro sono, prima di tutto, sicuramente la possibilità di fare conoscere le vite di figure femminili che hanno segnato la storia perché hanno deciso di non fermarsi davanti agli ingiusti ostacoli definiti dalla società. Per quanto difficile fosse il cammino, esse sono riuscite a realizzarsi e non lo hanno fatto in un modo qualsiasi, bensì rivoluzionando e capovolgendo i canoni della società, diventando vere e proprie icone nei diversi campi di cui esse si occupavano, i quali vanno dalla moda, allo sport, al cinema fino all’arte. Abbiamo poi, dal punto di vista formale, una scrittura a tratti sarcastica e ironica, spesso composta da frasi brevi, repentine e incalzanti, che conservano un’alta attenzione del lettore.
Dall’altro lato, però, trattandosi di un libro che espone più biografie, esso è privo di una trama lineare e continua che magari possa, per alcune persone, mantenere viva la loro curiosità e il desiderio di scoprire che cosa succederà poi. Questo potrebbe perciò rappresentare un punto di debolezza del libro.
Morgana è un libro che insegna. E insegna a tutti, non soltanto alle donne, a seguire i propri sogni e a continuare ad avere obiettivi concreti nella vita, non accontentandosi mai e dando sempre di più per sconfiggere i pensieri di tutte quelle persone prevenute nei propri confronti. È poi motivo di insegnamento per riflettere sulle condizioni e sulla considerazione che veniva riservata alle donne in una società prevalentemente maschile, nella quale queste Morgane sono però riuscite a emergere.
Il messaggio che questo libro vuole inviare, quindi, è quello di rivendicare i propri diritti e combattere per abbattere tutti gli schemi e i confini che vengono imposti e definiti dall’esterno: soltanto noi stessi siamo capaci di darci dei limiti, perché solo noi li conosciamo e dobbiamo viaggiare per la nostra strada e con la nostra testa, ascoltando certamente i consigli di coloro di cui ci fidiamo, ma senza farci influenzare da alcun pregiudizio, che, al contrario, va smontato. Perché a volte è giusto essere ribelli e andare controcorrente, se questo è ciò che serve per dimostrare e rivendicare il nostro valore.

Enzo Gianmaria Napolillo, Le tartarughe tornano sempre
Le tartarughe marine hanno la capacità di ricordare la spiaggia in cui sono nate anche a distanza di anni e anni. Crescono e vivono in mare, da sole o in compagnia, e percorrono migliaia e migliaia di chilometri nella loro vita. Nonostante questo, le tartarughe mature tornano puntualmente al loro luogo di nascita per dare di nuovo inizio al ciclo della vita. Non importa quanto distante siano, sono sempre in grado di sapere qual è la direzione giusta per arrivare a destinazione.
Come le tartarughe, anche i due protagonisti del romanzopercorrono strade tortuose, a volte vicini, a volte distanti, ma nonostante tutto alla fine si ritrovano nella “loro” isola.
Salvatore e Giulia sono due giovani uniti da un sentimento di amore, pur provenendo da realtà opposte: lui è un isolano, nato e cresciuto a Lampedusa in una famiglia semplice e unita. Lei, invece, è figlia di un importante architetto di Milano e vive in questa città avendo qualsiasi tipo di possibilità. Napolillo descrive l’isola come un luogo di libertà, di contatto con la natura, dove splende sempre il sole, mentre descrive Milano come una città grigia e a tratti oppressiva, per sottolineare la distanza tra le due realtà.
L’isola assume un ruolo importante nel romanzo, infatti è qui che nasce l’amore tra i due giovani e qui vivono una tragica esperienza che cambierà la loro vita: il ritrovamento in mare di un migrante senza vita e di tanti altri corpi.
Salvatore, pur essendo legato alla sua casa e alla sua famiglia, sceglie di partire e arriva a Milano dove vivrà delle difficoltà sia dal punto di vista lavorativo che dal punto di vista sentimentale. Lì troverà l’ostilità della famiglia di Giulia, sperimenterà le differenze sociali tra lui e la sua amata e vivrà una vita che, lontana da Lampedusa, sembra perdere senso. Anche Giulia si allontana dalla sua città di origine per cercare la realizzazione delle proprie ambizioni che sembrano appartenere più al padre che a lei stessa. Proprio nel momento in cui tutte le illusioni giovanili di Salvatore e Giulia sembrano infrante, ecco che l’isola sarà ancora una volta il loro punto di incontro e di ripartenza.
“Giulia e Salvatore ora ne sono sicuri. L’isola è di chi rimane e di chi arriva. Non di chi se ne va. Non di chi dimentica.”
Il romanzo offre diversi spunti di riflessione. Il dramma dei migranti è un problema ancora attuale in una Paese come l’Italia, da sempre luogo di confine. C’è chi di fronte a questo tema si mostra indifferente, chi si mostra ostile e chi, come i protagonisti del libro, vivendo in prima persona la problematica, ne rimangono tanto segnati da cambiare per sempre le loro vite. La loro scelta è quella di integrare gli stranieri insegnando loro la lingua e di sensibilizzare gli Italiani raccontando le storie dei migranti.
Un altro spunto di riflessione offerto dal libro riguarda l’importanza delle radici:, il legame che ciascuno di noi ha con la propria Terra, con la propria famiglia e la propria cultura. Questo legame forma la nostra personalità e contribuisce a determinare le nostre scelte di vita, proprio come accadrà a Salvatore.
Il libro può essere considerato un romanzo di formazione in quanto i due protagonisti, nel corso degli eventi narrati, passano dall’età spensierata della gioventù all’età adulta nella quale si è più disillusi, ma anche più consapevoli e responsabili.

