"Il razzismo è l'espressione del cervello ridotta ai minimi termini."
– Rigoberta Menchù, premio Nobel per la pace nel 1992
Purtroppo, nel quadro novecentesco del nostro gran bel mondo variopinto, molte persone hanno avuto la pretesa di essere riconosciute come “razza superiore” rispetto alle altre. E queste stesse persone tendevano a discriminare gli altri a causa della loro provenienza, l’orientamento sessuale, il colore della pelle o altro.
Il fenomeno del razzismo ha origine, pensate, dal Cinquecento e purtroppo è ancora oggi radicato nella nostra società contemporanea, soprattutto nell’ultimo periodo con l’aumento degli extracomunitari.
E l’Italia? È coinvolta in questo fenomeno?
È una bella domanda, in questi ultimi anni soprattutto è una domanda alla quale moltissimi – competenti o meno che siano – cercano di dare una risposta veritiera.
Quello che si può affermare senza dubbio è che nel nostro Paese è vero che ci sono persone che assumono atteggiamenti razzisti, come è vero che ci sono persone che invece si dimostrano piuttosto aperte alle culture e rendono la nostra realtà cosmopolita. Senza dimenticare chi alla fine decide di mantenersi neutro riguardo l’argomento, e che quindi vive alla giornata senza farsi troppi problemi.
Sicuramente l’influenza del comportamento degli adulti, dei pregiudizi e dei mass media giocano un ruolo importantissimo nella formazione dei giovani di oggi, quelli che dovrebbero abbattere le barriere del razzismo e creare in futuro una società all’insegna della solidarietà tra culture diverse.
È vero che ciascuno di noi nasce e sviluppa un’opinione che spesso cambia nel corso della vita, è anche vero che l’opinione deve essere fondata e deve avere argomentazioni a sufficienza per essere attendibile.
Attenzione: i grossi sbagli sono imperdonabili, che siano commessi da extracomunitari o da italiani. La morale e il buon senso sono valori oggettivi che non possono essere messi in discussione e che non devono essere utilizzati per creare nuovi pregiudizi, meglio distinguere le cose.
Discriminare il prossimo per il colore della pelle, per il cibo che mangia, per come si veste, per la lingua che parla, questo non rientra di certo nell’insieme di “argomentazioni a sufficienza” di cui parlavo prima.
Il consiglio per tutti noi studenti è quello di riflettere sulla questione “razzismo” e non fare finta di niente, ricordate che le conseguenze della società in cui viviamo oggi dovremo affrontarle noi.
Safia Gamene