c’è un van gogh in ognuno di noi

Archivio articoli

14 marzo 2019

Giallo. Appassionata d’arte quale sono, non ho potuto fare a meno di pensare al mio caro vecchio Vincent Van Gogh e, sulla base di ciò, la mia mente ha elaborato una sorta di esperimento sociale al quale ho sottoposto otto studenti del nostri istituto.

Conoscete la storia della casa gialla di Van Gogh? Un luogo d’ispirazione, di spensieratezza e di felicità per il pittore. Si tratta di un modesto appartamento nella città di Arles, nella quale Van Gogh si è trasferito con il sogno di creare una comunità di artisti che potessero aiutarsi ed ispirarsi a vicenda. Agitatino il nostro artista, che per l’occasione ha voluto creare un ambiente caloroso e tranquillo, in modo da far sentire a casa chiunque mettesse piede lì dentro… come? Tutto giallo, pareti, fiori, quadri da egli stesso dipinti, insomma il giallo predominava. Il periodo di Arles rappresenta per Van Gogh il momento della sua vita più spensierato – prima di trascorrere gli ultimi anni della sua vita rinchiuso tra una casa di cura e l’altra – e la casa gialla è il luogo emblematico della sua felicità.

Ecco, da questa storiella ho tratto ispirazione per stilare un’intervista molto personale, alla quale ho chiesto a voi di prendere parte in assoluta libertà.
Buona lettura e alla prossima edizione!

DOMANDE

  • Sulla base della storia di Van Gogh, disegna liberamente le quattro mura che rappresentano il tuo posto felice (una stanza o una casa), reale o immaginario che sia.
  • Ora immaginati lì dentro e dimmi: cosa staresti facendo per sentirti spensierato/a e felice?
  • Rimarresti da solo/a o ti circonderesti di persone? Nel secondo caso, chi sarebbero queste persone?
  • Hai scoperto che il colore della felicità di Van Gogh era il giallo: il colore della Provenza, del Meridione, che gli permette di allontanarsi dal soffocamento della città parigina. È il giallo il colore della tua felicità, del quale dipingeresti le pareti della tua stanza/casa? Se sì, perché? Se no, qual è questo colore? E il giallo cosa ti suggerisce?
  • Domanda ostica conclusiva: cos’è per te la felicità? Quali sensazioni ed atteggiamenti associ a questo termine?




RICCARDO MONTANARI

  • Osservo la libreria, pensando al mio continuo procrastinare la lettura, mentre mi godo sul letto l’indie che arriva dal vinile in sottofondo. Aspetto il buio, in realtà usandolo come pretesto per rimandare ancora una volta la lettura (in questa camera non ci sono luci artificiali).
  • Sono da solo, è un posto mio e mio soltanto, che conosco e che capisco esclusivamente io.
  • Il giallo in questa stanza esiste solo sotto forma di luce proveniente dalla finestra, il colore predominante sarebbe più generalmente un colore caldo e accogliente, come il color mogano.
  • La mia felicità corrisponde alla piena accettazione di ciò che sono. Penso che essere consapevoli dei propri pregi e difetti e non sentirsi a disagio “nella propria pelle” corrispondano al vero senso che io personalmente do al termine “felicità”.

LORENZO GIRELLI

  • Nella mia stanza felice mi immagino seduto sulla poltrona a leggere, insieme ad un bicchiere di Barolo e una Marlboro rossa. Successivamente, farei all’amore con la mia ragazza.
  • Vorrei rimanere solo il più delle volte nella mia stanza, ma occasionalmente gradirei la presenza della mia fidanzata, dei miei familiari e dei miei amici.
  • Il colore che associo alla felicità e alla spensieratezza è l’arancione, perché mi ricorda del mio amico Klunzing. Il giallo mi fa venire il mal di testa.
  • Per me la felicità è una condizione di tranquillità, in cui si è in grado di trarre il meglio tanto dai momenti positivi quanto da quelli negativi. Si tratta il più delle volte di un attimo fugace, inafferrabile, che scivola tra una sofferenza e l’altra; è importante trovare questi attimi nelle piccole cose della vita.

GIULIA CRIPPA

  • Può sembrare un luogo triste che non dà alcun senso di felicità, ma, se mi trovassi in questa stanza, osserverei fuori dalla finestra tutto ciò che accade nella vita delle altre persone, ricercando quindi non la mia felicità personale, bensì quella insita negli altri. 
  • Non rimarrei sola, infatti ho disegnato una porta attraverso cui gli altri hanno la possibilità di entrare a far parte della mia felicità; ovviamente con “altri” intendo coloro che mi stanno vicino e con cui ho un forte legame emotivo.
  • Non penso che il giallo sia l’unico colore della felicità, perché qualsiasi altro colore – anche il più cupo – può trasmetterla: tutta una questione di gusti personali. Io dipingerei le pareti di questa mia stanza di tutti i colori, seguendo una gradazione a mo’ di scatola di pastelli appena comprati.
  • La felicità è ritrovare le diverse sfumature delle persone che ci circondano, ma anche quelle della propria vita… per essere felici non serve il materiale, bensì si tratta di uno stato mentale in cui ci si sente a proprio agio, spensierati e senza problemi. È trovare quel qualcosa o quel qualcuno in grado di farci sentire bene, vivendo un momento in cui tutte le preoccupazioni spariscono e sorridiamo, senza un senso.

ANGELICA RICCARDI

  • Mi immagino bambina, in questa stanza, ingenua e felice, che ancora non conosco bene il mondo che mi aspetta oltre la porta; osservo fuori dalla finestra un nido di uccelli che si trova sull’albero di fronte a me mentre tengo in mano il mio peluche e, non appena arriva mia nonna, mi diverto a giocare con lei, trascorrendo insieme gli ultimi momenti di felicità e spensieratezza insieme a lei.
  • Vorrei che insieme a me ci fosse ancora mia nonna, che mi sorride, e non vorrei mai uscire da questa stanza.
  • Per me il colore della felicità non è il giallo, ma l’azzurro: è lo stesso colore delle pareti di questa stanza, che si confondono con il cielo sereno che osservo da bambina e che mi fa viaggiare con la fantasia. Associo l’azzurro quindi alla libertà di immaginare e di diventare ciò che si è sempre voluto.
  • Felicità è per me tornare a casa da scuola e ritrovare la nonna che, col suo bellissimo sorriso, mi prepara da mangiare. È tornare in un posto che mi comunica affetto e sicurezza sempre, senza il bisogno di dubitare delle persone a me care – che non mi giudicano – e avendo un punto di riferimento fisso su cui contare.

ANONIMO

  • Sto ascoltando Marrooned dei Pink Floyd, mentre leggo un libro sdraiata sull’amaca in compagnia del mio cane; il mio ragazzo, intanto, si prepara una tisana.
  • Non sono sola, ma – come ho già detto prima – con il mio cane ed il mio ragazzo.
  • Il giallo? Per me rappresenta disordine e nausea. Il colore della mia felicità è lilla, un colore tranquillo e limpido, di cui dipingerei le pareti della mia casa.
  • La felicità è tante cose. Libertà dagli affanni, ciò significa che posso camminare senza sentirmi osservata. Mangiare due fette di crostata alla frutta in giardino. Giocare verso l’ignoto senza la paura costante di fare un incidente. Prendere la metro e scendere a caso. La carbonara della nonna.

LETIZIA MARINO

  • In questa casa ci sono delle piante: più ce ne sono, più sono felice. Ed io farei un sacco di cose, come ad esempio mangiare un piatto di salsa con melanzane fritte e ricotta salata della nonna, guardare il mare dalla finestra (sarà da ragazza tumblr anno 2012, ma… datemi luce naturale e un bel paesaggio da osservare), sviscerare Netflix in compagnia del mio ragazzo.
  • Non me ne starei completamente da sola, vorrei uno o più gatti e… anche con un ragazzo sarebbe meglio (o, in generale, con qualcuno a me molto vicino); niente famiglia né confusione, vorrei silenzio e pace.
  • In realtà immagino la mia casa con le pareti sul giallo, colori caldi insomma. Il giallo in particolare è un colore che mi tranquillizza, mi ricorda la luce del sole che entra dalla finestra, riscaldando le stanze e rendendo tutto più bello.
  • La felicità è fatta di momenti, è imprevedibilità, è quella sensazione di leggerezza che ci fa sentire invincibili. Personalmente, non vedo la vita come la “ricerca della felicità”, è un po’ forzata come definizione… penso che comunque ognuno debba soddisfare la propria necessità di sentirsi felice, trovando quel qualcosa che scatena tutte queste sensazioni, così da ricavarne positività e benessere.

LUCA CORTI

  • Mi sederei e osserverei fuori dalla finestra, penserei.
  • Preferirei non rimanere da solo in questa stanza, ma in compagnia di amici e amiche.
  • Non associo il giallo di per sé alla felicità, di più alla luce del sole che entrerebbe dalla finestra (in questo contesto, sarebbe una giornata soleggiata). Le pareti, invece, le immagino di un colore più chiaro, come l’azzurro.
  • Felicità è avere una persona in testa e ritrovarla accanto a sé in ogni attimo, è avere degli amici a fianco con cui condividere i bei momenti e di cui potersi fidare.

FRANCESCO TORRIANI

  • Ho disegnato una stanza munita di scrivania, sulla quale vi sono una tastiera, una console e di fronte lo schermo di un computer. Se fossi in questa stanza, probabilmente starei producendo qualche base trap o traccia house.
  • Rimarrei solo. Se dovesse esserci qualcuno, sarebbe un amico producer con cui andrei d’accordo, ma per il momento non ho amici producer.
  • Il colore che associo alla felicità è il rosso: un colore dinamico, il colore del fuoco e, ovviamente, il mio preferito. Mi piacerebbe che le pareti fossero rosse e nere (no, non sono milanista). Il giallo in realtà non mi dice nulla.
  • Secondo me, una persona è felice quando non ha niente a cui pensare, se non a qualcosa che ama davvero. Ad esempio, io sono felice quando faccio musica e nessuno rompe le palle.



Federica Falbo