Ciò che vedo è
semplice immagine del pensier mio,
sento con i miei occhi
oggetti che già mi appartengono
e che rendono pesante il carico mio,
fardello che neppur
Mercurio può innalzar
che lotta con Efesto per
distruggere le catene che
mi stringono a questo bel letto,
tento nell’impresa,
ma mi sento in una nube
lontano da voi altri
distrutta dal resto
e logorata dal tempo,
ma tal manette non posson
captar i pensier miei
che nel nostro bellissimo mondo
alezzano, volano, ridono
stridono e spezzano,
nulla intrappola il volo mio
nè l’uomo che maneggia
gli omuncoli suoi
neppur il masso che nel petto mio
pian pian verso qualcosa di
fantastico e mostruoso porta.
Il mio corpo giace in ritiro,
ma la mia mente viaggia
e supera quello che dietro
di essa trascina, sovrana,
pur stanca già nella sua libertà.
Il grattacapo in questa vita
monotona e noiosa sorge
tuttalpiù ovvio:
cosa è tal libertà
tanto voluta, ma mai trovata?
Altro non resta che
crogiolarci in ciò che appar
distruttore delle nostre catene
e volare finché
a noi, poveri illusi, sarà concesso.
Barbara