Spero che queste parole riescano a rendere giustizia alla delicatezza e all’importanza di questo argomento.
Lo scorso 15 marzo è stata la giornata dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. Io, personalmente, mi sono ricordata di questa ricorrenza, ma mi chiedo se il resto del mondo abbia speso almeno un minuto per riflettere e interessarsi a quello che tante persone vivono. Nella mia classe, nessuno ha azzardato una parola su questa tematica, nessuno ha osato approfondire il vero significato di questa malattia mentale, le cause, i rischi…
Eppure, quando una persona sta affrontando un periodo difficile, la “non considerazione” è una delle cause che favoriscono la comparsa di questo disturbo. Perciò sarebbe meglio cominciare a non ignorare delle giornate così importanti, proprio come queste persone non devono essere lasciate sole a combattere contro questo disturbo.
Mi auguro che nessuno si sia meravigliato alle parole “malattia mentale”. Di seguito la definizione: “i disturbi del comportamento alimentare (detti anche DCA) sono disturbi psichiatrici invalidanti, potenzialmente mortali, che compromettono la salute fisica e il funzionamento sociale dell’individuo. Sono disturbi caratterizzati da un rapporto patologico con l’alimentazione e con il proprio corpo”.
Non si tratta quindi di uno sciocco capriccio, di una mancanza di volontà, di voler semplicemente dimagrire, avere gli addominali o voler controllare ossessivamente il numero sulla bilancia…magari fosse solo questo.
Al contrario, lo sviluppo di questa patologia è legato alla combinazione di diversi fattori, quali problemi di salute mentale come ansia, depressione, bassa autostima e traumi psicologici; un’immagine distorta del proprio corpo, quindi una preoccupazione eccessiva per il peso e insoddisfazione di sé stessi; infine, una pressione sociale che mira a ideali di bellezza irraggiungibili. Bisogna inoltre considerare fattori biologici e genetici, ma anche ambientali e familiari.
Mi sento quindi di poter affermare che non dipende tutto dalla persona stessa.
Anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating disorder sono i disturbi alimentari principali e i più diffusi, ma esistono anche altre categorie che non soddisfano pienamente i criteri diagnostici: anoressia atipica, bulimia nervosa a bassa frequenza, binge eating a bassa frequenza e disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo.
Se qualcuno fosse interessato, lo invito ad approfondire i comportamenti malsani che tali disturbi provocano, le complicazioni e le conseguenze sulla salute fisica e mentale.
Secondo me, in generale i disturbi del comportamento alimentare si potrebbero riassumere definendoli un modo per tenersi in vita senza vivere davvero.
Le persone con questa malattia, infatti, non hanno il controllo sulla loro mente, sulle loro azioni e sulle loro emozioni. Sono i burattini di un pensiero fisso che occupa la loro testa giorno e notte, che li sfinisce, che non gli permette di concentrarsi, di godersi le giornate con la famiglia o gli amici. Tutto passa in secondo piano, anche la salute, perché l’unica cosa che conta è quello che gli occhi vedono allo specchio. Ed è proprio lì, di fronte al proprio riflesso, che si svela il colpevole di tutto questo: te stesso.
Tu diventi artefice della tua rovina, sei consapevole che ti stai distruggendo dentro e fuori, ma va bene così, perché in fondo pensi di meritarlo, perché non ti riconosci più quando ti guardi, perché tanto ormai peggio di così non può andare.
Il disturbo alimentare ti fa dimenticare chi sei…così cominci a identificarti in lui, diventi lui, lo cerchi volontariamente, vuoi che continui a farti del male perché è l’unico modo che conosci per andare avanti. Anche se in realtà una persona è molto più della sua malattia, perché, prima di tutto, è una persona.
Nella mente controllata da un DCA, tutto deve andare secondo i piani che la vocina che muove i fili ha pensato: mangiare sano, allenarsi ogni giorno, niente dolci, niente carboidrati, nessuno sgarro. Deve essere tutto perfetto.
In realtà questo controllo morboso trasforma le persone in una vera e propria bomba a orologeria e non appena si smetterà di essere perfetti solo per un secondo, sarà un fallimento.
È infatti una lama a doppio taglio, perché da un lato viene utilizzato come meccanismo di difesa, dall’altro diventa il vero motivo di sofferenza e disagio.
È un loop infinito, un circolo vizioso, come se le giornate non finissero mai e non iniziassero mai, come se ogni azione avesse già prevista la sua punizione, come se ogni volta che ti senti pronto ad aprire una porta, sbattessi contro un muro e quindi fossi costretto a richiuderla immediatamente. E così continua, all’infinito.
Cammini in tondo per mesi, anni, con la testa bassa a controllare in modo maniacale dove metti i piedi e sempre con lo stesso fischio disturbante nelle orecchie.
Anche se in realtà basterebbe alzare lo sguardo un attimo per accorgersi di quello che ti stai perdendo, delle occasioni che non hai potuto cogliere, delle persone che hai fatto allontanare da te, ma soprattutto, di come ti stai riducendo e della vita che non stai vivendo.
Purtroppo, quella testa dura solo tu puoi alzarla, gli altri possono cercare di convincerti che ne varrà la pena, però tutto deve cominciare da te stesso: serve ritrovare la voce interna che si vuole bene, non quella che obbliga, che impedisce, che svalorizza o che punisce; quella che cerca la perfezione, il controllo e che urla così silenziosamente forte che ti impedisce di sentire quello che di veramente bello c’è intorno e dentro di te.
Quel silenzio assordante del tuo riflesso pallido e spento che continui a odiare;
dei tuoi occhi rossi accanto a quella tavoletta alzata;
di quando dici ai tuoi che mangi fuori con gli amici, e a loro che hai già mangiato a casa;
delle parole schiette delle tue amiche, che non riescono a farti ragionare.
Quel silenzio assordante delle scuse di tua sorella perché non si era accorta di niente;
delle lacrime di tua mamma nell’altra stanza perché non sa più cosa fare per te;
di quando non ti senti capita perché agli occhi degli altri sei diversa da come ti vedi tu;
degli sguardi attenti di tuo papà, che dicono tutto e non dicono niente.
Viola Molteni