In una notte muta
dove solo una gelida mano di vento squarcia l’aria silenziosa
lasciando una rossa frustata su di una guancia scoperta,
la Luna,
di un bianco puro, lucente, accecante
posa il suo sguardo su una città che si è appena assopita.
Pare il reduce occhio del mutilato Polifemo,
iracondo e vendicatore,
che stende veli di inquietudine e angosce sugli Ulisse dormienti,
gli uomini che si ergono a divinità,
inconsapevoli della sovrumana punizione che gli spetta per la loro tracotanza.
E sul viso del sofferente mostro scorrono nubi nere
che scivolano come macchie sulla volta celeste,
gonfiandosi e arricciandosi in paure e timori,
mascherando persino quell’occhio,
mortifero eppur dolente
al di sotto di quelle stesse angosce che,
per punizione del dolor ricevuto,
egli riversa sugli uomini.
Lo sguardo di Polifemo pulsa sotto la coltre di nebbia oscura
e piange, senza versar lacrima, un dolore che non si può comprendere
quello di un vinto che, seppur vendicandosi,
vacilla in eterno nella sua violenta sconfitta.
Luca Grisi