diario di una tempesta

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28 gennaio 2021

Caro diario,

ultimamente sono stata così irascibile che la mia famiglia, ossia le uniche persone che purtroppo posso vedere, non mi riconosce quasi più. Un momento sono calma e rilassata, quello successivo sono un’esplosione, potente, inarrestabile e devastante.

Il fatto di non essere la sola che si trova in questa situazione è quantomeno confortante: sono moltissime infatti le persone che, sia oggi che in passato, hanno dovuto misurarsi con l’ira, che, come disse lo stesso Seneca parecchi anni fa, può anche portare alla follia.

Quel tormento che ha accompagnato Van Gogh durante tutta la sua vita sfocia furiosamente nel Campo di grano con volo di corvi. Quest’olio, più che i precedenti, mostra quella rabbia e quella disperazione per la società che lo aveva emarginato e reso solo, che fino ad allora l’artista aveva racchiuso nel suo cuore: questi sentimenti incombono drammaticamente, così come la tempesta si appropinqua inesorabile, preannunciando la distruzione che porterà con sé.

Anche Paul Klee, dopo le sue “opere infantili”, inserisce nella sua produzione artistica un’incertezza rabbiosa: a causa di una grave malattia, le sue ultime opere, più grandi delle altre, hanno colori sempre più cupi e sofferti, ma anche segni marcati e aggressivi, tali da far quasi scordare l’esile ingenuità precedente. Nell’Uomo segnato viene infatti trasmesso il rosso smarrimento rabbioso provato dall’artista che sconfina nella paura dell’ignoto.

E ancora Banksy che, con i suoi disegni sui muri delle città, ha sapientemente connesso la rabbia all’odio: egli ha realizzato, in Italia, il Cupido di San Valentino, in cui un’innocente bambina, Cupido stesso, colpisce con una fionda un cuore di fiori e foglie di plastica rossi, uccidendolo. Esiste un’immagine più riuscita di questa per rappresentare l’eterno e irrisolvibile binomio amore-odio?

Tuttavia, l’arte non è di certo solo disegni e pittura: è un universo plurisfaccettato, da ammirare ed esplorare ovunque!

Nella “performance art” di Marina Abramovic si può osservare, ad esempio, una rabbia violenta: esplorando la relazione instaurata tra artista e pubblico e il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente, nelle sue esibizioni sono le emozioni ad essere le vere protagoniste. Quando il sentimento dominante è la rabbia, negli spettatori si coglie la vibrante e potente tensione da questa generata.

L’ira è una delle emozioni che appartengono da sempre all’esistenza umana e sarebbe quindi impossibile vivere senza sperimentarla almeno in qualche occasione. Perché allora si tende a evitarla il più possibile se appartiene alla “normalità”? Non potrebbe portare a qualcosa di creativo e originale come avviene nell’arte, rivoluzionando la vita o più semplicemente stravolgendo una giornata no di una persona?

Giobre